E’ di origine romana l’imponente castello di Travazzano (frazione del Comune di Carpaneto Piacentino), posto sulle prime colline tra la Val d’Arda e la Val Nure, in provincia di Piacenza.
Indicato con la denominazione di Trabicianum, il fortilizio si trova citato per la prima volta nel secolo XI, quando fu tra i rifugi dei nobili fuoriusciti dalla città .
Nel 1088 i popolari vi si recarono con l’obiettivo di distruggere l’abitato ed occuparono anche il castello in cui si trovavano 20 militi con altri ghibellini.
Per l’Epifania del 1l36 vi soggiornò inoltre l’imperatore svevo Lotario II, dopo aver tenuto una Dieta nella non distante Roncaglia. Appartenente alla nobiltà sassone, Lotario II estese (1100 circa) i suoi domini in seguito al matrimonio con Richenza, nipote ed erede di Ottone di Northeim, della casa di Brunswick, mentre la restante parte del ducato gli fu affidata dallo stesso imperatore. Postosi a capo dell'opposizione dei Sassoni contro la casa di Franconia, divenne, alla morte dell'imperatore Enrico V, il candidato dei principi ecclesiastici, avversario di Federico di Svevia, nipote del sovrano defunto, e fu eletto a Magonza re di Germania (1125). La sua elezione provocò una lunga guerra contro la parte avversa, resa più accanita anche dalla proclamazione di un antiré (Corrado, il futuro Corrado III) e terminata appena intorno al 1135. Nello stesso tempo fu coinvolto nella contesa tra il papa Innocenzo II e l'antipapa Anacleto II. Il pontefice, recatosi in Germania a chiedere il suo aiuto, fu da lui ricondotto a Roma, dove in compenso ottenne la corona imperiale (1133) e l'investitura dei beni allodiali lasciati dalla contessa Matilde. Promosse l'espansione germanica verso l'est e verso il nord, che affidò ad Alberto l'Orso poi margravio di Brandeburgo, a Corrado di Meissen, ai conti di Schauenburg e al vescovo Ottone di Bamberga. Nella primavera del 1137 tornò di nuovo in Italia, alla conquista della Toscana e per combattere Ruggero II re di Sicilia, che continuava a sostenere l'antipapa contro Innocenzo II. In seguito ai contrasti con il pontefice circa il diritto di investitura della Puglia e per il possesso di Salerno, e a causa della ripresa dell'offensiva dei Normanni di Ruggero e degli Amalfitani (mentre in Roma resisteva l'antipapa), Lotario II fu costretto a ritornare in Germania; morì durante il viaggio.
Tornando al maniero piacentino, Nel secolo XIII fu della nobile famiglia Mancassola, proprietaria di vasti beni in Val Chero e nelle sue adiacenze.
Distrutto una prima volta nel 12 l6, venne occupato dalle milizie imperiali di Enzio (o Enzo), re di Sardegna nel l244 e nel l246 quando il re stesso, chiamato da Alberto Da Fontana, tentò invano la conquista di Piacenza. Enzo, figlio illegittimo dell'imperatore Federico II di Svevia (pertanto, in quanto illegittimo, escluso dalla successione al trono), ricevette dal padre il titolo di re di Sardegna come dono di nozze quando, nel 1238, per interesse, sposò Adelasia di Sardegna per impadronirsi, senza guerra, di una regione che era importante nei progetti egemonici del Papa. E il Pontefice, Gregorio IX, reagì con inattesa asprezza scomunicando gli sposi, cancellando il matrimonio e quindi anche la fresca regalità di Enzo, noto anche come amante della cultura, dello sport e del gentil sesso nonché come valorose e spietato condottiero.
Di rilievo, un fatto di sangue accaduto nel 1313 quando il duca Galeazzo Visconti, nella speranza di ottenere una tregua duratura nelle incessanti lotte tra le parti, decise di convocare il Consiglio Generale cittadino, invitandovi pure i due maggiori responsabili delle discordie (Alberto Scoto per i popolari e Ubertino Landi per i nobili) e ordinando loro di intavolare pacifiche trattative.
Accorgendosi che la riconciliazione era impossibile, il Visconti trattenne i due capi e, sotto una buona scorta di 600 uomini armati, li inviò a Milano dove li tenne per qualche tempo a domicilio coatto.
La decisione del duca diede origine ad un profondo malumore, sfociato in atti di violenza tra le fazioni. Tra l’altro, Daniele Landi, padre di nove figli, venne assassinato proprio a Travazzano da elementi di parte scottesca.
Verso la metà del sec. XVI, il maniero costituì dote di Isabella Scotti, andata sposa al conte Piero Bettoni; la loro figlia, Margherita, a sua volta, per matrimonio, portò il fortilizio al marito, cavalier Alessandro Chiapponi. Nel l547 il fortilizio venne diviso a metà fra i conti Riva e Ottavio Chiapponi. In seguito, i Chiapponi rilevarono anche la porzione dei Riva e tennero il tutto fino alla estinzione della famiglia avvenuta nel l798.
Nel l616 Rosa Scotti, coniugata con un Bracciforti vendette una parte dell’edificio al cavalier Bartolomeo Riva.
L’edificio passò quindi ai Sidoli, una dei quali, Teresa, nel 1852 lo lascio in eredità al seminario di Bedonia, che lo adibì a villeggiatura estiva per i seminaristi.
Il 5 maggio 1860 nel castello si rifugiò clandestinamente il vescovo di Piacenza, monsignor Antonio Ranza per non essere costretto a celebrare – contro le disposizioni delle superiori autorità ecclesiastiche – solenni riti religiosi in occasione della visita del re Vittorio Emanuele II negli Stati di recente annessi al Piemonte. Per essere sicuro di non essere rintracciato, dopo una breve sosta nella località, il presule si spostò nel vicino fortilizio di Masana, di proprietà vescovile.
Fino ai primi decenni del 1900 Travazzano fu anche residenza estiva del Vescovo di Piacenza.
Il castello è impostato sullo schema tradizionale piacentino: pianta rettangolare con quattro torri ai vertici. Oggi se ne conservano solo due, una circolare e l’altra quadrata.
In un salone si trova un camino di pregevole fattura con lo stemma dei Chiapponi; interessanti pure i soffitti a cassettoni in struttura lignea dipinta.
FONTI SITOGRAFICHE E BIBLIOGRAFICHE:
www.leasint.it/pdf/CASTELLO.pdf
www.emiliaromagna.beniculturali.it
http://www.mondimedievali.net/Castelli/emilia/piacenza/provincia04.htm
www.comune.carpaneto.pc.it
turismo.provincia.piacenza.it
www.treccani.it
www.stupormundi.it/Re_Enzo.html
http://www.clueb.com
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