Per il secondo anno consecutivo, la nostra associazione ha preso parte, sabato 25 maggio 2013, all’evento “Bardi Ghost Hunting Night”. "Tutto esaurito, per l’occasione, all’antica e suggestiva Fortezza di Bardi, splendido borgo dell’Appennino Parmense. Nonostante il tempo incerto ed il freddo, decine di persone hanno voluto partecipare all’evento promosso da SocioCulturale onlus e Coop. Parmigianino, gestori del castello, e dall’associazione Oltre lo Specchio. Un’affluenza davvero massiccia (con le prenotazioni esaurite con largo anticipo) a riprova, ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, di quanto sia seguito, in questo momento storico, il tema del “ghost hunting”. Del resto, la Fortezza di Bardi è, da sempre, meta di appassionati e cultori del mondo del mistero, dell’esoterismo, dell’elettromagnetismo e dei cosiddetti archeomisteri.
Nell’occasione, le guide Luca Scarsella e Sebastiano Ravanetti insieme al team dell'associazione ludico culturale Oltre Lo Specchio hanno dato vita ad una affabulazione tra storia, mistero e leggende antiche che aleggiano tuttora attorno al castello. Al buio, con il percorso illuminato soltanto da una torcia ed in alcuni punti dalle luci soffuse delle candele, i tanti visitatori, passando tra camminamenti, sale del castello, soffocanti sotterranei e prigioni, hanno potuto ascoltare aneddotti, fatti strani e storie di fantasmi. Dal racconto di che cos'era la caccia selvaggia alla spiegazione della sala della tortura, dai rastrellamenti nell'alta Val Ceno nel Novecento allo scampanellio del "prete monatto" al tempo della peste del 1630 fino alla visione di immagini di "avvistamenti" gentilmente messe a disposizione dei vari gruppi di Ghost Hunters che in quest’ultimo anno sono stati al centro di visite al maniero. A questo proposito evidenziamo che è stata mostrata al pubblico una immagine, realizzata dalla nostra associazione, nella primavera del 2012 che è ancora al centro di approfondimenti ed è considerata interessante.
Mostrata inoltre una foto, ad oggi considerata la più inquietante, realizzata dai parapsicologi Daniele Gullà e Michele Dinicastro del Centro studi parapsicologici di Bologna, in cui si scorgerebbe l’entità del cavaliere Moroello (fantasma che, da sempre, rende celebre, e affascinante, la storia della Fortezza di Bardi), capitano delle guardie del castello. La sua vicenda nacque in seguito all’amore che provava per la giovane castellana Soleste. Un amore ricambiato, ma impossibile, a quell’epoca, perché insormontabile era la differenza di casta fra i due. Partendo per la guerra, con gli onori che questa poteva comportare Moroello cercò di arrivare a conquistare la mano della ragazza. Una volta tornato indossò le insegne del nemico come trofeo. Soleste non lo riconobbe e, pensando che l’amato fosse stato ucciso sul campo di battaglia, si tolse la vita gettandosi dal mastio. Moroello, saputo della disgrazia, in preda alla disperazione si suicidò a sua volta gettandosi dal bastione. Ecco che, secondo la leggenda, da allora il suo spirito vagherebbe senza pace tra le mura, i camminamenti ed i sotterranei dell’antica fortezza. Specialmente in questi ultimi anni, gli avvistamenti ed i fatti anomali legati a questo cavaliere quattrocentesco, si sono moltiplicati e continuano ad attirare frotte di “ghost hunting”.
Naturalmente, la zona considerata come più interessante ed indicata è quella attorno al mastio. L’immagine considerata, ad oggi, più interessante, ed inquietante, è appunto quella di Daniele Gullà e Michele Dinicastro. E’ stata realizzata il 16 ottobre 1999, all’altezza della cosiddetta “Sala del Boia” andando così ad immortalare quello che viene definito il “primo fantasma termico del mondo”.
E’ stata ottenuta con una sofisticata termocamera, una macchina fotografica in grado di leggere e visualizzare le variazioni di calore. Secondo i ricercatori vi sarebbe immortalato un cavaliere medievale, che sulla base di alcuni confronti con le armature, la barba e i capelli, sarebbe vissuto negli ultimi 10 anni del Quattrocento, proprio il periodo di Moroello. Due anni più tardi, nel 2001 è stato inoltre condotto un altro esperimento. Su una telecamera venne piazzato un sensore di movimento che si attivò per ben venti volte, senza un’apparente ragione. Tornando all’immagine di Gullà, entrata di diritto nella storia della parapsicologia, come si può notare svela i contorni di una sagoma umana munita di armatura e ferita cavaliere (si dice che, di ritorno dalla battaglia, Moroello fu ferito ad un braccio ). Il metodo della termocamera utilizzato da Gullà per fotografare il fantasma è stato successivamente utilizzato da alcuni ricercatori inglesi per delle ricerche nel Castello di Edimburgo.
Tornando alla visita compiuta sabato 25 maggio 2013, e durata oltre due ore, questa è stata indubbiamente interessante ed ha permesso, tra le altre cose, di andare alla scoperta anche di un altro fatto, inquietante, accaduto tra le mura del castello. Riguarda una bambina, affetta da claustrofobia. La piccola, nel tentativo di sconfiggere la malattia, fu rinchiusa in una piccola stanza, già utilizzata come cappella. Inizialmente, per sconfiggere solitudine e paura, la bambina realizzò alcuni disegni sul muro (ancora oggi ben visibili) ma, poco più tardi, fu presa da gravi crisi d’ansia che, in poco tempo, la condussero alla morte. Più di una sensitiva, da noi interpellate, hanno indicato anomalie, e situazioni emotivamente “pesanti” nei locali immediatamente posti a ridosso di quella saletta.
Numerose sono le immagini che, anche in questa occasione, abbiamo realizzato. Senza tuttavia riscontrare situazioni o anomalie particolari.
Per quanto riguarda le attività della Fortezza di Bardi, val la pena ricordare che sono già aperte le prenotazioni per la prossima edizione della Bardi Ghost Hunting Night, in carnet sabato 31 agosto. E c'è anche la “grande Inquisizione” di sabato 20 luglio, in cui – percorrendo le stanze della Fortezza - attraverserete l’oscurità delle vite e dei pensieri che hanno calcato il Medioevo ed il Rinascimento e le vedrete attraverso gli occhi di coloro che, per grazia divina, si sono posti come giudici della moralità europea: gli Inquisitori. La prenotazione per tutti gli eventi a cura di SocioCulturale coop. soc. onlus e Cooperativa Parmigianino di Fontanellato – gestori del Castello – con associazione ludico-culturale Oltre Lo Specchio, è obbligatoria. Telefono: 333.2362839; mail: fortezzadibardi@libero.it.
LE FOTO SONO STATE REALIZZATE DA PAOLO PANNI ED ALESSANDRO APPIANI PER L’ASSOCIAZIONE EMILIA MISTERIOSA. PER UN LORO UTILIZZO E’ SUFFICIENTE CITARNE LA FONTE.
LA FOTO DANIELE GULLA’ E’ STATA ESTRAPOLATA DAL SITO ITALIAMAPPE.IT
In occasione della Festa della Liberazione del 25 Aprile, la nostra associazione ha effettuato una visita al castello reggiano di Rossena ed alla vicinissima torre di Rossenella. Al fine di dare un’adeguata illustrazione del maniero, appare utile riportare, per esteso, gli approfondimenti e la ricerca, effettuati da Cetty Giuffrida, per il portale icastelli.it.
“Il profilo della fortezza di Rossena – si evidenzia sul portale - impiantata su un rossastro colle vulcanico (dal quale trae il proprio nome), costituisce uno degli scorci paesaggistici più suggestivi di tutta l'area matildica. A differenza di altri castelli che nel tempo si sono trasformati in residenze signorili, Rossena ha conservato il suo impianto originario di macchina da guerra posta a difesa del castello di Canossa: la sua funzione era infatti quella di fermare eventuali aggressioni nemiche provenienti da ponente, dalla valle dell’Enza. Il vasto complesso di rocce vulcaniche sul quale si erge la rocca è costituito da lave basaltiche, eruttate in ambiente sottomarino oltre cento milioni di anni fa, e dalla caratteristica struttura "a cuscinetto". Proprio la durezza e la resistenza della roccia, insieme agli eventi storici favorevoli, hanno consentito al Castello di Rossena di giungere pressoché intatto ai giorni nostri. Il castello, presumibilmente eretto nel 950, all’inizio era costituito da un mastio isolato, la cui struttura (ora ribassata) è ancora leggibile al centro della costruzione principale. Per visitarlo occorre risalire a piedi la carrareccia che fiancheggia la rupe. Si passa sotto ai due possenti bastioni e si accede al borgo interno, che comprende anche l'antica Chiesa di San Matteo. Le possenti mura fortificate proteggono tutt’oggi l'accesso al Castello, com’era in passato: muri alti e minacciosi, un'unica entrata ben difesa con caditoie, grate calanti comandate dall'interno e uno spesso portone fortificato. All’interno della rocca, è possibile visitare la cappella interna nella quale è ben visibile l'area della parete di fondo, completamente circondata da affreschi, a cui era addossato un altare per le funzioni religiose. Il mastio, stanza centrale del complesso di Rossena, che la storia ci tramanda come l'antica torre, è il nucleo di ciò che vi si sviluppò attorno. È caratterizzato una forma massiccia, spesse mura e aperture piccole e sottili. Proprio all'interno dello spessore del muro, è stata scavata, già in epoca matildica, un'angusta e ripidissima scala segreta, unico modo per accedere dal piano nobile a quelli superiori. Contiene il camino più grande ed elegante dell'intero castello, decorato nel XVIII secolo; reca ancora ben visibili due stemmi nobiliari, raffiguranti con ogni probabilità il leone rampante, simbolo della famiglia Da Correggio che fu proprietaria di Rossena quasi ininterrottamente dalla fine del XIII secolo al 1612. Sempre all’interno del mastio è visibile inoltre la cosiddetta “sala delle virtù” dove sono stati recentemente rinvenuti interessanti affreschi, risalenti al XVIII secolo. In particolare sono facilmente riconoscibili le tre virtù teologali (Fede, Speranza e Carità) raffigurate nelle lunette centrali delle tre pareti interne. Nel castello è inoltre possibile passeggiare per l’ampia “piazza d’Armi”, una terrazza con iniziali funzioni di controllo sulla regione circostante e dalla quale si gode del magnifico panorama a tutto tondo. Attorno corrono i camminamenti di guardia, ricavati all'interno delle mura, da cui le sentinelle potevano scorgere il nemico in arrivo e prepararsi a combattere per proteggere il castello.
Di proprietà della Diocesi reggiana, Rossena ha subito un profondo restauro in occasione del Giubileo del 2000 che ne ha permesso il recupero per usi ricettivi. Oggi ospita infatti un ostello da 50 posti letto. E’ interamente visitabile (a pagamento). Di fronte a Rossena si staglia la torre segnaletica di Rossenella, raggiungibile tramite un facile sentiero e anch’essa visitabile su richiesta. I colli vulcanici su cui sorgono il castello e la torre fanno parte della Riserva Naturale Integrata della Rupe di Campotrera, istituita con legge regionale”.
Per quanto riguarda vicende legate al mondo dei “misteri”, da secoli si racconta la triste storia di Rossanella, una giovane vergine che si recò al castello per chiedere la grazia del padre imprigionato dal castellano: questo quando la vide così bella, la volle per sè in cambio della grazia per il padre. La giovane acconsentì per poi ritirarsi in preghiera e da quel momento sparì. Vane furono le ricerche del suo corpo e si racconta che nelle giornate ventose, si possano udire i lamenti di questa fanciulla che invoca il nome del padre.
Sul portale fantasmitalia.it si parla anche di fatti di sangue accaduti attorno al castello e al borgo di Rossena. Vicende in seguito alle quali si udirebbero voci ed urla nei dintorni del maniero.
Una delle guide del castello ci ha inoltre riferito di una ragazza che, in preda a pene d’amore, si gettò dalle mura della fortezza. Anche di lei si udirebbero lamenti in svariate occasioni.
Nella stessa occasione, la nostra associazione avrebbe anche voluto visitare i resti del vicino castello di Canossa. Ci è stato impossibile a causa della incredibile mancanza di parcheggi pubblici. Ci sembra quantomeno singolare che un luogo, che ha deciso di investire sul turismo, abbia una così evidente carenza.
Il gruppo Emilia Misteriosa inaugura una nuova sezione, dove saranno pubblicate alcune interviste agli "addetti ai lavori" del settore Mistero.
Il primo a rispondere alle nostre domande è l'amico Marco Pessina, ricercatore e fondatore del sito GhostHunter.it
ALESSANDRO APPIANI . Buongiorno Marco, per chi non ti conoscesse parlaci brevemente di te e del tuo sito.
MARCO PESSINA . Buongiorno Alessandro e grazie per avermi proposto di inaugurare questa vostra nuova sezione. Mi considero una persona curiosa che ha attinto da alcune materie come la psicologia sperimentale, la fisica, la matematica e da alcune “arti” come quella dei prestigiatori e dei mentalisti. Da queste ultime ho preso in particolare le tecniche e gli argomenti che hanno in comune con la sfera del paranormale, come ad esempio cosa ci spinge a riconoscere delle sagome o dei volti nelle fotografie, i “trucchi” usati dai medium nelle sedute spiritiche o più in generale gli stratagemmi che simulano effetti misteriosi come la lettura del pensiero o la levitazione. E ho preso anche le tecniche di persuasione usate da ciarlatani di qualunque tipo per convincere le persone della possibilità di comunicare con l'aldilà e ho studiato i motivi che ci spingono a credere alle leggende o a scambiare un fatto insolito per un evento paranormale. Il mio sito Ghosthunter.it è lo specchio di questa mia ricerca e nasce proprio con l'intento di divulgare un tipo di informazione critica riguardo ai fatti normalmente considerati misteriosi, cercando di offrire ai lettori gli spunti necessari per potersi costruire un giudizio realmente obiettivo e personale. All'interno del sito c'è ad esempio una sezione dedicata ai “video” dove gli appassionati potranno mettersi alla prova in maniera attiva e divertente e valutare in prima persona alcuni dei limiti nei nostri processi cognitivi che spesso ci portano a fraintendere alcune situazioni, dandogli erroneamente una matrice paranormale.
A.A.Come e quando ti sei avvicinato al settore del Mistero? Con che approccio porti avanti la tua ricerca?
M.P. Come la maggior parte degli adolescenti ero affascinato dai misteri e dal mondo del paranormale, dai racconti sugli spiriti, dai libri e dai film sui fantasmi... Inizialmente ritenevo credibili tutte queste storie, in fondo tutti conoscevano le leggende sui fantasmi, alcuni portavano fotografie e video, c'erano persone speciali che permettevano di parlare con i propri cari defunti attraverso sedute spiritiche e la tv e i giornali parlavano di queste notizie. Dunque doveva necessariamente essere tutto vero! Crescendo ho cominciato a non accettare più semplicemente quello che mi veniva raccontato. Ho iniziato a pormi delle domande e a mettere in discussione quello che fino a quel momento era stato il mio unico punto di vista. Da quel momento è iniziato un lungo periodo di raccolta di informazioni e di studio che mi ha portato ad approfondire le materie menzionate nella domanda precedente. Mi sono buttato in questo settore spinto da una mancanza di fiducia crescente verso ciò che mi veniva raccontato e verso ciò che leggevo nei libri o guardavo in tv....Se non mi potevo più fidare delle storie raccontate, l'unica alternativa era quella di parteciparvi in prima persona. Mi piace sempre sottolineare come non ci sia mai stato realmente un fatto misterioso che abbia scatenato questa passione e anzi sorrido quando qualche addetto ai lavori sveli di aver approcciato questo settore per via di un'esperienza paranormale che ne ha segnato la via... Secondo voi un professionista che ambisce a una buona dose di credibilità partendo da questi presupposti, potrà mai propinarvi un prodotto realmente obiettivo? Sarebbe come fidarsi del consiglio di un venditore di aspirapolveri che davanti alla vostra porta cercherà di vendervi il suo prodotto. Per questo il consiglio che vorrei dare a chi in questo momento sta leggendo questa intervista è di non accettare le spiegazioni che arrivano dalla tv o da Internet, basandosi esclusivamente sulla fiducia o sulla voglia di credere... Mi piacerebbe che non si fidassero nemmeno del mio punto vista... perché vorrei spingerli a documentarsi e ad approfondire gli argomenti in maniera aperta e sincera in modo da costruirsi il “loro” giudizio. Con Ghosthunter.it è nato un progetto anomalo perché, a differenza di tutti gli altri “addetti ai lavori”, noi indaghiamo in un contesto che ci interessa e ci appassiona molto ma nel quale fondamentalmente non crediamo....almeno fino a prova contraria. Il nostro intento in questo settore è di andare in controtendenza ma siamo certi che questo tipo di approccio possa darci un ruolo importante e di riferimento nei confronti di tutte le persone che vogliano avere un parere distaccato. Per questo motivo la mia personale visione del paranormale cerca di essere il più possibile obiettiva e razionale con una buona dose di sano scetticismo, cercando di valutare in ogni esperienza le spiegazioni in grado di fornire una risposta completa e plausibile.
A.A.Dopo essere stato membro di diversi gruppi di ricerca ora sei tornato a essere un ricercatore libero? Qual è stato il tuo percorso in questi ultimi anni?
M.P. E’ vero, per un po' siamo anche stati colleghi... Sono stato membro di alcuni tra i gruppi di ricerca più noti, imparando molto e crescendo insieme. Ho avuto la fortuna di collaborare con persone preparate e spinte puramente dalla passione. La mia evoluzione in questi anni è passata dalla straordinaria bellezza e dal privilegio di trascorrere intere nottate nei castelli al rendermi conto che alla lunga le tecniche di ricerca si basano prevalentemente sempre sugli stessi principi e sugli stessi metodi, nonostante però i risultati non siano mai evidenti o inequivocabili, perché a parer mio basati su una bibliografia bugiarda e senza alcun fondamento. Mi sono accorto che spesso si tende a scambiare un fatto inspiegabile per un evento paranormale e che molto spesso la voglia di raggiungere un obiettivo porta le persone a trovare “una prova” anche quando non ne esiste alcuna. Ho deciso così di ritornare a essere un ricercatore libero per dare a Ghosthunter.it la libertà di esporsi ed esporre il proprio punto di vista in maniera autonoma. Ora collaboriamo con diversi gruppi di ricerca, fornendo le nostre consulenze negli ambiti che più ci appartengono.
A.A.Ho trovato molto interessante la tua partecipazione come ricercatore durante una seduta medianica. Vuoi raccontarci come è nata la collaborazione con il gruppo P.A.R.I e come si è svolta l'indagine?
M.P. La collaborazione con il gruppo PARI è un esempio di queste nostre collaborazioni e nasce circa un anno fa quando Lorenzo Righetti (il fondatore) mi contattò spiegandomi l'idea di creare un nuovo progetto, a oggi PROGETTO SERP, in cui cercava di riunire i gruppi di ricerca più attendibili in Italia. L’obiettivo è divulgare un'informazione sincera per controbattere la diffusione di false credenze agevolate dai più potenti e popolari mezzi di informazione e di comunicazione. Ovviamente accettai di partecipare al progetto anche se in maniera marginale per via di quanto detto precedentemente, cioè per mantenere la libertà di esporre autonomamente il mio pensiero e la mia personale visione del paranormale. Nell'indagine alla quale ti riferisci, il caso Victor Luthier, sono stato chiamato per cercare di valutare il soggetto, sottoposto su sua richiesta a seduta medianica e di psicografia, non soltanto attraverso un classico monitoraggio strumentale, eseguito dal team PARI, ma per quanto mi riguardava anche sotto l'aspetto dei modi e delle tecniche utilizzate. Ne è uscito un prodotto eccezionale e ben fatto, che io, Lorenzo (Righetti) e Mauro (Breme) abbiamo voluto far diventare una sorta di documentario proprio per la sua completezza. Si è parlato di medium, psicografia, xenoglossia, dell'utilizzo di un pendolino e delle varie tecniche, anche psicologiche, utilizzate. Le spiegazioni fornite di questi argomenti, se generalizzate, possono adattarsi benissimo a molti altri casi che trattano gli stessi argomenti. Quel video non generalizza solo sui presunti medium ma addirittura ci sono gruppi di ricerca che ad esempio utilizzano come tecnica d'indagine l'uso di un pendolino! Mi chiedo cosa penseranno del proprio operato dopo aver visto il nostro video... Difficilmente si trovano in Rete indagini così scrupolose e complete su casi simili... Ritengo che quell' indagine sia una chicca per tutti appassionati e sono contento che ti sia piaciuta.
A.A.Prima di salutarti e ringraziarti per la tua disponibilità ti chiediamo qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri.
M.P. Abbiamo come sempre molte cose di cui occuparci. Ad esempio un editore piuttosto noto ci ha commissionato la stesura di un libro. C'è anche un'indagine in corso in un castello Emiliano, proprio delle vostre parti, ma per il momento non posso rivelare di più.
E per finire stiamo indagando su un mistero legato al Castello Sforzesco di Milano, partito da una leggenda ma che, come in un buon libro giallo, ci sta portando a una profondità che non potevamo immaginare e che sta prendendo un risvolto al quale forse non eravamo preparati, riservandoci senza dubbio molte sorprese.
Presto sveleremo tutto...
Saluto tutti gli appassionati lasciandoli in questo mistero...
Jean Cocteau diceva:
“cos'è la storia dopotutto? La storia sono fatti che finiscono col diventare leggenda;
le leggende sono bugie che finiscono col diventare storia”
Fra le antiche, suggestive rovine di quella che, un tempo, fu la poderosa rocca di Gusaliggio, nel territorio del Comune di Valmozzola (Parma), si aggirerebbero non uno, ma ben due fantasmi.
Segnatevi innanzitutto una data: quella dell’8 maggio. Quel giorno, infatti, secondo la leggenda, e stando anche ai racconti che vengono tramandati dagli abitanti del territorio, potreste imbattervi nientemeno che nello spirito vagante, e tutt’altro che tranquillo, di Oberto VII Pallavicino Il Grande, una delle più eminenti figure ghibelline nell’Italia del XIII secolo. Fedele al casato svevo, fu Vicario Imperiale per la Lombardia e per la Lunigiana, signore di Piacenza, podestà di Pavia, capitano di Cremona. Sotto il proprio controllo ebbe anche le città di Parma, Brescia, Milano, Como, Lodi, Novara, Tortona ed Alessandria. Fu anche un nemico dichiarato di Dio e della Chiesa; questo, nel 1257, gli costò una scomunica che lo perseguitò poi fino alla fine dei suoi giorni, portandogli tutta una serie di nefaste conseguenze. Dopo l’invasione della Lombardia da parte di Carlo d’Angiò, e dopo il crollo del casato svevo, iniziò il declino di Oberto Pallavicino: gli si rivoltarono contro le sue città, i guelfi parmigiani assediarono e presero i suoi possedimenti, perse la vicinanza ed il sostegno di tante persone che gli erano state accanto. Ridotto quindi sulla difensiva si ritirò fra le mura del maniero di Gusaliggio, da lui fondato su un dirupo che si affaccia sul torrente Mozzola. Quelle terre furono date ai Pallavicino dall’imperatore Federico I nel 1189.
Il castello aveva sempre avuto una funzione soprattutto difensiva, e non certo di prestigiosa dimora. Non era certo il luogo preferito per un condottiero del calibro di Oberto Pallavicino. Ma di fronte ad un tale declino non ebbe altra scelta che quella di rifugiarsi su quei monti. Nonostante tutto non perse la sua superbia ed il suo forte temperamento. Ci fu anche un monaco, il modenese fra Gherardino, lettore in teologia nel convento dei Minori di Parma che, inviato tra le mura di Gusaliggio, cercò di indurre il nobile condottiero al pentimento. Ma, nonostante l’ormai grande declino, Oberto rispose seccamente: “Non ho rimorsi di coscienza di tener roba che sia d’altri”. In realtà è noto che in passato aveva ucciso e rubato. Ma di pentimenti non volle mai saperne. Fra quelle mura morì, vecchio ed amareggiato, difeso da pochi fidi, l’8 maggio 1269. Ecco che da allora, secondo la leggenda che fra queste vette si tramanda, nella notte della ricorrenza della morte, il fantasma inquieto di Oberto si aggirerebbe tra le mura, oggi in rovina, del vecchio, poderoso castello. Maniero di cui restano evidenti tracce, compresi alcuni locali ricavati nella roccia e scalini frutto delle abili mani di scalpellini locali.
Negli anni e nei secoli successivi, il castello fu poi dei Pallavicino di Pellegrino, dei Visconti (nella persona di Niccolò Piccinino), ancora dei Pallavicino, quindi degli Sforza Fogliani di Piacenza (e nel 1526 fu al centro di una faida di famiglia, tra due fratelli degli Sforza Fogliani, che assalirono un loro zio, proprietario della rocca di Gusaliggio, tal Pallavicino Sforza Fogliani, rapinandolo di 10mila scudi e mettendo a sacco il luogo) e della famiglia Conti.
Fra le ultime testimonianze scritte riguardanti la fortezza di Gusaliggio spicca quella del Molossi, datata 1840. Un documento in cui si evidenzia ciò che resta di quello che un tempo fu un poderoso castello. Si parla anche di un orticello il cui lato esteriore, da una grande altezza, scende a picco nel torrente Mozzola. Un particolare di non poco conto. Infatti, fra ciò che da sempre si tramanda, vi è il racconto di quanto accadde a due donne che un giorno erano intente a stendere il bucato. Cosa che erano solite fare, per poi ritirare il tutto verso sera, stirando quindi le lenzuola a colpi di braccia, prima di riporle. Si dice che, in seguito ad un colpo falso della donna più forte, che strappò un lenzuolo dalle mani dell’altra, provocò la caduta di entrambe, all’indietro, lungo il precipizio, fino al torrente. Morirono praticamente sul colpo, sfracellate sul greto del corso d’acqua, sfigurate.
Ma, come si evidenziava, all’inizio, sarebbero due i fantasmi di questo luogo. A quello di Oberto Pallavicino si deve infatti aggiungere quello della bellissima Richilda, bellissima, pura e perseguitata fanciulla, alla quale è dedicata una novella di Carlo Malaspina del 1841. In tanti luoghi sono passate alla storia le vicende di soprusi, prepotenze e violenze, da parte di nobili castellani, nei confronti di belle ragazze del contado. Così fu anche per Richilda di Gusaliggio. La bellissima ragazza, figlia prediletta di Bernardo da Rivalta, viveva in una delle case poste sui piani scavati nella roccia, vicino ad un mulino a vento, a due passi dalla turrita rocca. Rocca sulla quale vigilava tal Federigo Malchiavello. A guardia del maniero lo aveva messo proprio Oberto Pallavicino, mentre era impegnato a guerreggiare altrove. Federigo Malchiavello è ricordato come uomo di grande ferocia, padre di cinque figli maschi. Tre di questi erano stabilmente al seguito di Oberto. Uno sorvegliava invece il vicinissimo castello di Landasio ed il quinto, Eccellino, aiutava il padre a Gusaliggio. In un normale, caldo mattino di agosto, avvenne il dramma, nato da una partita di caccia col falcone alle Bratte, decisa da Malchiavello che invitò, per l’occasione, un gruppo di amici. Fra questi anche il cavaliere Mariano, figlio del castellano della non lontana Specchio. Mariano, proprio sulla strada per la rocca di Gusaliggio, vide la bellissima Richilda, che si trovava sulla soglia di casa. Il cavaliere ne rimase profondamente affascinato, al punto da volerla conoscere, chiedendola in sposa, offrendo amicizia e potenza. Ottenne però un chiaro rifiuto e, quindi, se ne andò, profondamente arrabbiato, minacciando Bernardo e la figlia Richilda. Durante la discussione, il padre della ragazza si lasciò sfuggire un particolare tutt’altro che irrilevante. Infatti al figlia era fidanzata con Olivotto Cambiatori di Parma. Ma era noto che i parmigiani erano nemici dichiarati del signore di Gusaliggio, Oberto Pallavicino Il Grande. A quel punto Richilda fuggì in fretta e furia nascondendosi dal pievano nell’Abbazia di San Martino. E lo fece appena in tempo perché i bravacci, tornati per rapirla, trovarono solo il padre. Furiosi, lo legarono e lo rinchiusero fra le segrete del castello. Da quel momento, per Richilda non vi fu più pace. Ci fu prima un altro tentativo di rapimento, scongiurato dal pievano dell’Abbazia di San Martino brandendo crocifisso e stola, minacciando morte e dannazione eterna nei confronti di coloro che volevano violare quelle sacre mura, che quindi se ne andarono. Ci fu poi la fuga a Parma, con tutta una serie di ulteriori vicissitudini, fra guerre civili e continui attentati alla virtù della casta fanciulla, che non si diede mai pace per quanto era successo al padre. Da allora si dice che i gemiti ed i sospiri della bella ragazza si odano fra le spettrali rovine del maniero. Gemiti che, secondo quanto tramanda la leggenda, non sono altro che le pene d’amore della sventurata fanciulla.
TESTI E FOTO DI PAOLO PANNI
FONTI BIBLIOGRAFICHE, STORIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE
Settembre si lascia alle spalle un agosto infuocato, e ancor più per due nobili amanti. Lei, Camilla Confalonieri moglie del cavaliere Lodovico Confalonieri feudatari o di Calendasco; lui il nobile di
Piacenza Antonello de’ Rossi. In quel 13 settembre del 1572 la mattina ha un tragico epilogo: i due amanti tendono un agguato al Confalonieri ed il de’Rossi con rapide stilettate uccide l’ignaro marito. Immediatamente l’omicida si rifugia in città. La fedigrafa consorte resta al castello inscenando il ritrovamento del marito ucciso da mano ignota! Ma la sorte vuole che l’inquisitore inviato immediatamente a Calendasco dal Duca per indagare sul fatto, dalla bocca dei servi messi sotto torchio viene a conoscenza della tresca e quindi ordina l’arresto della moglie.
Questa nel frattempo con abile mossa cambiando i lussuosi e ingombranti abiti si traveste da uomo e riesce a lasciare il maniero ed a fuggire nella vicina città.
E questo sarà l’epilogo per i due sfortunati amanti che di lì a poco saranno catturati.
Da quel lontano 1572 da oltre quattro secoli la leggenda narra dello spirito del Confalonieri che ogni anno nell’anniversario del suo delitto vaghi nelle sotterranee cantine producendo lugubri rumori.
E come ogni castello che si rispetti, si tramanda la vicenda del pozzo del taglione (che fu riempito di sabbia negli anni quaranta per evitarne il pericolo) e che per secoli fu tremendo luogo di condanna a morte.
Questo accadimento storico si è vestito di questa leggenda che era più facile sentire raccontare dai vecchi del piccolo borgo padano e che merita d’essere conservata in questi tempi che poco vi prestano orecchio.