24 giugno 2013
L’ospitale longobardo di Calendasco. Nel 1200 ospitio francigeno gestito da romiti penitenti
di Umberto Battini
Lungo l’asse del Po, a soli 8 km dalla città di Piacenza al nord-ovest vi è il piccolo borgo padano di Calendasco (Kalendasco nelle carte longobarde). Oggi in questo luogo da ormai oltre un decennio vi è il porto francigeno per eccellenza cioè quello indicato da Sigerico che da qui transpadò verso Corte Sant’Andrea. In antiche carte del 1153 fino ad arrivare al 1184 ed oltre appare citata in capite burgi calendaschi la strata romea.
Nel piccolo borgo divenuto nei secoli a passare un luogo contadino si conservano alla nostra vista 4 insigni monumenti: il piccolo eremitorio-ospitio, il castello del XIII secolo, il più antico ricetto del sec XII e ovviamente la chiesa della quale possediamo carte longobarde del VIII sec.
Questa volta presentiamo ai lettori una breve storia del romitorio perché fu da qui che prese avvio la conversione di San Corrado Confalonieri che fu penitente terziario poi pellegrino ed eremita del Terz’Ordine di San Francesco.
Nella parte più antica del conventino ospedale francigeno conserviamo la parte longobarda con un pozzo a camicia in cotto.
Nel 1200 era retto da una piccola comunità di terziari o penitenti quelli per l’appunto nati da S. Francesco e poi ben regolarizzati con la bolla del 1289 Supra Montem.
Nel 1280 reggeva il luogo il p. Aristide che qualche documento dà per Beato.
Fu lui che nel 1290 andò a Montefalco a costruire il convento di quella che divenne S. Chiara di Montefalco! Finito quel cantiere ritornò in Calendasco (questa storia è attestata addirittura da un antico storico montefalchese) e di questo noi abitanti del luogo andiamo fieri.
Ma lo stesso S. Corrado Confalonieri, nato nel 1290 nel castello del paese del quale la famiglia fu feudataria per oltre due secoli, è parte storica del piccolo convento-ospedaletto.
Difatti dopo l’incendio che causò nel 1315 fu da p. Aristide qui accolto e ci visse circa dieci anni partendo poi pellegrino verso Gerusalemme e fermandosi poi a vivere da eremita in una nuda grotta tra i monti della Valle di Noto in Sicilia!
Ma questa come detto è un’altra storia che vi proporrò a tempo debito.
Il romitorio-ospitio di Calendasco aveva una bella dimensione, se pensiamo che la sala capitolare è tutto sommato di notevole grandezza.
La piccola primitiva chiesetta annessa sorge lungo l’asse stradale, una mappa del 1500 conservata in archivio di Stato a Parma ci mostra il paese con la chiesa, il castello ed il convento-ospitio fornito di un apprezzabile campanile.
Appena sotto il portico si mostrano le tante piccole porticine che davano alle varie camere della foresteria mentre la parte conventuale ha una bella scala in cotto che sale due piani con le stesse caratteristiche che potete aver notato nei piccoli eremitori francescani umbri.
Possediamo documenti di vari secoli dell’edificio che veniva usato nel 1600 quale luogo di aggregazione della popolazione per riunirvisi previo campana pulsata.
Molti atti notarili del paese sono redatti proprio qui, perché il luogo aveva anche un carattere morale, e quindi il notaio rogava in hospitio dicti loci calendaschi a volte subtus portichii altre voltre in camera superiora. Anche gli storici del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco della Curia Generalizia di Roma nei secoli hanno scritto di questo posto che dicono essere uno tra i più importanti, ricordando che nel 1280 proprio a Piacenza si tenne un Capitolo di Penitenti (fratres de penitentia nuncupati).
Questo luogo nel 1300 era appellato “del gorgolare” perché a circa 100 metri vi era un mulino (oggi ancora esistente ma chiuso) le cui acque del rivo macinatore di Calendasco facendo una curva a gomito proprio davanti al conventino creavano quindi quel perenne rumore delle acque detto gorgogliare.
In questi anni recenti il luogo è stato sapientemente restaurato in ogni parte dal proprietario – devotissimo al pari mio! Di San Corrado! – e sotto al grande porticato d’ingresso abbiamo potuto svolgere i primi due (di cinque) convegni di studi nazionali in onore di S. Corrado, orgoglio di Calendasco! In effetti noi ci vantiamo non solo di avergli dato i natali fisici nel castello ma anche quelli “spirituali” nel romitorio dei penitenti.
In breve eccovi dunque una sintesi storica del nostro monumento insigne che oggi viene custodito con amore e, posso aggiungere, anche con “venerazione”.
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