di Silvia Ragazzini Martelli
Foto di Luigi Briselli Immagine di copertina del volume Una Rocca Senza Tempo - Edizioni Fantigrafica |
Ho consultato vari
volumi di storiografia sissese. Qualcuno più strettamente storico,
qualche altro più personale e nostalgico. Anch’io ho affrontato,
in maniera forse più letteraria e didascalica che storica, alcune
ricerche. Di altri libri ho curato la prefazione. Potrei affermare,
con quasi certezza, che tutti i volumi che mi sono passati tra le
mani, tutti i tentativi di indagine storiografica più o meno
riusciti, racchiudono preziose notizie, non disgiunte però- neppur
io mi sottraggo- da possibili e per nulla scandalose imperfezioni
che, del resto, ho sempre riscontrato in quasi tutti i libri letti,
anche in quelli di Autori più noti e più coronati di lauro.
Nessuno è perfetto ed” errare humanum est “. E’ successo a
tutti, prima o poi. Si tratta dei famosi refusi, che gli studiosi,
gli editori, i giornalisti e gli scrittori conoscono e sui quali,
addirittura, scherzano o scrivono altri volumi, naturalmente non
scevri da nuovi refusi. Ebbene, su alcune notizie storiche si
potrebbe sgarrare, chi più, chi meno, anche se, naturalmente, si
cerca il più possibile che ciò non avvenga. Fatta questa debita
premessa, che suona come “…non si è fatto apposta” o “non si
farà apposta…”, voglio prevenire anche un’altra possibile
critica, alla quale sicuramente mi esporrò. Non risulta che a Sissa
siano mai stati pubblicati articoli o ricerche su fatti estremamente
misteriosi o al limite del normale, cioè nella sfera del
paranormale. Tranne forse in qualche occasione, non credo si sia mai
riportato di strane presenze, di ombre, di plasma, di spiriti, di
lamenti o di gemiti. Solo in alcuni volumi da me consultati, a
partire da” Castelli del Parmense” di Augusta Ghidiglia
Quintavalle e da “Sissa” di Alberto Bacchini, è riportata
,senza voler per forza cadere nel paranormale, la storia inquieta e
dolorosa di Vittoria Terzi e di Morello da Parma, familiare di
Galeazzo Maria Sforza e vassallo dei Terzi ,quindi, di rango
inferiore. Fu riportata questa notizia, leggendaria ,ma su basi
storiche, anche dagli Architetti Carlo Dusi, Laura Balboni, Paolo
Corradini ,curatori della breve sezione didascalica dell’ultimo
volume edito sulla Rocca e coordinati dagli Architetti Paolo Bonoli e
Maria Margherita Storci .Il libro fu da me introdotto, allora, in
veste di Assessore alla cultura, al fine di cercare di focalizzare
l’attenzione sullo stato di inagibilità e di degrado in cui si
trovava e tuttora si trova la Rocca di Sissa, ormai Sissa Trecasali,
dopo le ultime scosse di terremoto, che la resero inagibile. Ciò
avvenne poco prima della fusione storica dei due Comuni della Bassa
Parmense. Si tratta del volume “Una Rocca senza tempo”,
importante soprattutto per le immagini fotografiche di Luigi
Briselli. La parte storico-didascalica, con qualche nuova e
interessante scoperta,da approfondire, è una breve e quasi
pedissequa rivisitazione, che presenta gli stessi identici pregi e
difetti dei precedenti volumi, dai quali gli Autori hanno tratto ogni
conclusione. Di Vittoria, l’infelice “Monaca Di Monza sissese”
,parlò ampiamente anche Gianni Capelli, in “Sissa e le sue
Delegazioni”. Ne accennai anch’io , seguendo la loro scia. Con
questa misteriosa storia, basata però su tempi ,luoghi e persone
realmente esistiti, ci troviamo catapultati nella zona dedicata al
Divino Padus o al Padus Amoenus, al Grande Fiume, il vecchio padre Po
,che da secoli scorre, difeso dagli argini maestri. In questa antica
Bassa il mito si mesce sempre alla storia. E ’una fettaccia di
terra guareschiana. Anche tonniana, quando le bestie parlano, oppure
verdiana ,quando le potenti note musicali accompagnano il respiro dei
contadini, nelle assolate aie e nei campi, o nelle fredde cantine,
intenti ad annusare il profumo di nobili salumi. Sixia si formò
forse dalle esondazioni del Taro-il turbolento-che la separò dal
nucleo più antico di Palasone. Prima, zona di mare e poi, di terreno
alluvionale . Zona di acque ,di palafitte, di muschi, di nebbie ,di
brume o foschie. Zona di umidori, nella quale sorse un poderoso
castello , roccaforte più potente un tempo che non oggi. Ora resta
solo una rocca, smantellata, privata di ogni elemento difensivo: il
fossato, il ponte levatoio, le mura merlate, le torri, magari quattro
o cinque un tempo e non solo una, come ora. Forse ci piace
immaginarla davvero con quattro torri ai lati e un alto maschio o
mastio centrale, già dal quattordicesimo-quindicesimo secolo ,
magari con un pozzo dei mille tagli o con un tunnel segreto e
sotterraneo che la colleghi alla vicina Torricella. Corredata però
ancora di una montagnola e di una niviera. Molti la descrivono con
una sola torre, ma i castelli medievali erano più imponenti e, per i
Terzi ,in un primo periodo, dovette essere proprio così : imponente
fortezza. Scusatemi se a me piace pensarlo. Per rendere l’idea di
come me la immagino, basterebbe recarsi nel Municipio di Zibello, per
visionare il dipinto del 1871 di Camillo Scaramuzza, nipote del
grande Francesco, intitolato” Il circo a Sissa”. Un vero
Castello. Già nel 1182 pareva esistesse un Castellum de Sissa di
proprietà del Capitolo di Parma ,ma poi, senza soffermarci troppo
sui vari passaggi, furono soprattutto i duchi milanesi,il primo fu
Gian Galeazzo Visconti, seguito più avanti dagli Sforza, che
notarono il valore guerriero di questa famiglia ,proveniente dalla
bergamasca Val Cavallina. Poi divenne la Rocca del Feudatario e
infine, prevalentemente, la Rocca dei Terzi. Nel 1409 fu devastata
dai Veneziani, prima alleati e poi voltagabbana, come all’epoca
capitava frequentemente ,per sete di sangue e di potere. Nel 1440
Filippo Maria Visconti riconsegnò i domini ai Terzi. Nel 1450
Francesco Sforza eresse il feudo a contea . Già dieci anni prima i
Terzi avevano ricostruito il maniero in modo più modesto- Saccheggi
,fatti d’arme, distruzioni e ricostruzioni ne modificarono
l’aspetto ,sino ai tempi attuali. Non sto a parlarvi di tutte le
vicende ,del tremendo e potente Ottobono, di altri esponenti di
questa famiglia e di tutti i loro possedimenti . Mi soffermerò
attorno al 1470-71,al tempo di Galeazzo Maria Sforza e , in
particolare, su Paola Lanfranchi o De’ Lanfranchi ,madre di
Vittoria, Giovan- o Gianmaria e Panfilo ,ormai vedova di Guido
Terzi, che volle, per ragioni di rango e di stato, irrompere
prepotentemente nella vita amorosa della povera figlia e di quel
disgraziato Morello, che amò la giovane a tal punto da sposarla in
segreto e che ebbe l’unica colpa di essere solo un vassallo al loro
servizio. Vittoria fu costretta a divenire monaca nel Convento di San
Domenico di Parma e Morello non si seppe che fine fece. Fu
allontanato? Fu ucciso? Fu incarcerato? Dove? Il mistero ,il giallo
s’infittiscono. Occorrerebbe cercare su vecchie carte e documenti.
Ma esisteranno ancora? Saranno state falsate? Corrette , eliminate?
La Storia appassiona ancor più quando, da un documento forse
falsato, leggiamo che le nozze non ebbero mai luogo. Il suddetto è
datato 15 Maggio 1471,con la scritta lapidaria ” Fu verificato il
no”. Addirittura fu un Messo vescovile a dichiararlo, in modo
perentorio e inquisitorio. Ci appassioniamo ancor più a questa
incredibile e triste storia, per l’ingiustizia subita ,immaginando
i lamenti e i pianti, il cuore ferito dei due sposi, subito separati
contro il volere divino. La giovane Vittoria addirittura rinchiusa in
convento, contro la sua volontà. Non proviamo neppure a pensare alla
fine di Morello. Chissà quale veramente fu. Ecco perché –e uno
dei primi a riportarlo fu Bacchini, naturalmente recependo la
bibliografia precedente, seguito poi da altri, la storia ci attrae e
ci intriga. Mi soffermo a leggere proprio sul volume “ Sissa “
questa frase: “…Esiste attorno a questa rocca una storia d’amore
patetica: è la storia di Vittoria Terzi, figlia di quel Guido Terzi
che nel 1440, assieme ai fratelli Giberto e Nicolò, ricostruì la
rocca…”Poi ,così continua: “…E neppure in quali ambienti di
questa roccaforte che, ad onore di suo padre e di sua madre, era
stata eretta 20 anni prima a contea dal Duca di Milano, sia stata
decisa, mentre ella languiva in convento, la sua triste sorte, o dove
risuonò alta e disperata la voce di Morello che la proclamava invano
sua sposa e reclamava la sua liberazione…(A.G.Quintavalle ”Castelli
del Parmense”).Il seguito di questa storia è una leggenda che dice
che il declino dei Terzi sia dovuto alla nemesi storica di questo
fatto…” .Lamenti e urla di Vittoria, di Morello? Possiamo
immaginarli ,ora di nuovo riuniti, aggirarsi nelle buie sale della
rocca? Oppure, dopo secoli e secoli, ancora tormentati e infelici?
Separati l’uno dall’altra? O riuniti nella pace del sonno eterno
e del Signore? Fantasia? Paranormale? Giallo? Leggenda? Realtà? Ora
è la Rocca stessa, abbandonata e ferita, inagibile e chiusa, a
gemere in silenzio o con sospiri che ,forse, la civiltà moderna,
così disattenta, materialista e frenetica, ha cancellato o non ha
mai udito o creduto veri. Forse Vittoria potrebbe rappresentare per
noi il simbolo dell’amore e il tentativo di ricostruire, almeno col
cuore e con l’immaginazione, la rinascita del simbolo di Sissa e
ora di Sissa Trecasali. Nel nome e nel ricordo di Vittoria e di
Morello, vogliamo che diventi il luogo del cuore di tutti, sissesi
trecasalesi e non. Almeno nelle notti di luna e nel silenzio
ristoratore di Morfeo cerchiamo di udire il loro pianto sommesso.
Servisse anche solo per pronunciare in loro ricordo una preghiera o
per vivere con più consapevolezza il nostro passato e amarne i
simboli e i monumenti che ce lo ricordino. L’amore vero può tutto.
Già nell’antichità si ripeteva ”Omnia vincit amor”.
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