di Paolo Panni
E’ noto che, quando si torna in più occasioni, e quindi anche in diversi momenti, in uno stesso luogo, si notano particolari, curiosità e peculiarità che le volte precedenti non si erano osservate. Una considerazione, questa, che è senz’altro valida per chi compie ricerche, studi ed approfondimenti nel vasto e sterminato campo del mistero.
Trascorso ormai l’inverno, il sottoscritto scrivente è tornato a visitare l’antico fortilizio di Spettine, borgo situato nel territorio comunale di Bettola, in provincia di Piacenza. Un maniero completamente abbandonato, e di assoluto fascino, al quale l’associazione Emilia Misteriosa ha già dedicato ampio spazio.
La visita è stata condotta insieme all’amico Stefano Panizza, studioso parmense da anni impegnato a “indagare” e ad approfondire tematiche legate al magico, affascinante mondo del mistero. Se per il sottoscritto l’antico edificio non rappresenta più una novità (ma ogni volta è un piacere poter trascorrere qualche ora in questo angolo della Valnure), per Panizza si è trattato della prima visita. E, a proposito di novità, facendo riferimento alla considerazione con cui si è aperto questo reportage, occorre dire che le sorprese non sono certo mancate.
E’ bene fare, innanzitutto, qualche considerazione di carattere generale, giusto per “rispolverare” la storia del luogo.
Come già più volte sottolineato sono poche le notizie riguardanti questo complesso fortificato, posto a controllo di una delle strade di montagna che collegano le valli Nure e Trebbia. Il complesso trae origine, quasi certamente, da una primitiva casa-torre, forse di fondazione trecentesca (ma c’è anche chi sostiene che i primi cenni storici risalirebbero addirittura all’anno mille) a cui, nel corso dei secoli, specie tra Cinquecento e Seicento, si sono aggiunti gli altri edifici circostanti. Oltre alla sala cosiddetta della giustizia, posta al piano terra, spiccano alla base del complesso, i locali che erano destinati a prigioni: c’è quella maschile e c’è quella femminile.
Quest’ultima si distingue per la presenza di una seduta (o “comoda”) per i bisogni corporali, ma anche per la presenza di antiche staffe in legno e appigli in ferro, ai quali le donne venivano legate e, con ogni probabilità, brutalmente torturate. In alcune parti di muro si riconoscerebbero anche macchie di sangue. Una prigione, questa che, più ancora che quella maschile, incute una profonda inquietudine una volta che vi si è entrati. Io stesso, avendo più volte visitato il luogo, ho potuto constatare lo sbigottimento, ma anche lo sconvolgimento e l’inquietudine delle persone che erano con me, una volta entrate in quel luogo. Luogo di tristezza, luogo di dolore, luogo di memoria. Che racconta, ancora oggi, le violenze ed i soprusi di un tempo.
E’ giusto ricordare che il primo possesso del castello fu senz’alto della nobile famiglia che dalla località prese il nome: i Da Spettine che annoverarono personaggi di rilievo nell’ambito piacentino in epoca comunale. Nell’anno 1396 il duca Gian Galeazzo Visconti diede procura ad Antolino de Angusolis, podestà di Pavia, affinchè comprasse a suo nome il castello di Spettine. Il fortilizio fu assediato nell'aprile del 1440 dal conte Giovanni Anguissola e dai suoi seguaci che provocarono gravi danni alla Val Nure. In seguito il feudo di Spettine, unitamente a quelli di Macerato, Pradovera e Montebarro, passò agli Anguissola i quali ne vennero privati nel 1462 da Francesco Sforza, duca di Milano per avere Onofrio Anguissola, in quello stesso anno, capeggiato una sollevazione di contadini. Dopo l’omicidio dell’Anguissola, avvenuto nel castello di Binasco presso Milano dopo molti anni di prigionia, il duca investì di quei beni il suo camerario, Gian Francesco Attendolo. Ai primi del Cinquecento il conte Gian Ludovico Caracciolo ottenne dal re di Francia conferma della sua signoria su varie località della Val Trebbia e Val Perino e su metà del feudo di Spettine; la restante parte competeva invece al conte Francesco Maria Anguissola.
Fra le componenti di maggior interesse, e più ricchi di mistero, del castello, spicca l’ampio locale posto al piano alto, all’altezza del torrione, in cui si possono osservare diversi, interessanti simboli.
Ci sono innanzitutto incisioni nei muri (sia tratteggiate che a forma di X), che sono il segno evidente del modo che i prigionieri avevano per contare il trascorrere del tempo.
Ma ci sono anche delle strane croci,che vedrebbero la classica T “fondersi” con una Y. Di cosa si tratta? Da accertamenti eseguiti, l’ipotesi più accreditata e probabile vuole che quei simboli siano raffigurazioni di balestre, quindi di antiche armi da lancio. A questo riguardo va ricordato che balestre si trovano spesso incise su pareti di chiese medievali, ma anche di castelli. In molti casi hanno un significato apotropaico, vale a dire con la funzione “magica” di annullare o allontanare un’influenza maligna. Che sia così anche per queste balestre disegnate nel fortilizio di Spettine? Le hanno quindi disegnate i prigionieri? Rappresentano quindi un incitamento alla battaglia o hanno appunto voluto allontanare possibili influenze maligne? Perché, va aggiunto, rinchiudere prigionieri proprio nella parte più alta del maniero e, quindi, in quella da dove più facilmente si potevano osservare i passaggi e gli scambi fra le valli Nure e Trebbia? Per quanto tempo i prigionieri sono rimasti chiusi lì? Si trattava quasi sicuramente di soldati.
Ma il mistero legato al locale più alto, quello posto sulla sommità del mastio, non si esaurisce qui. Infatti su ogni parete dell’androne, nella parte alta, sono incise, in maniera tanto evidente quanto semplice, due croci. Incise, per altro, talmente in alto che nessuna persona avrebbe potuto arrivare fino a quel punto da sola. Che significato hanno? Perché due, e rigorosamente due, per ogni parete? Risalgono sempre all’epoca dei prigionieri oppure sono di altri periodi storici? Perché inciderle così in alto? Sono forse state volute in opposizione a simboli satanici presenti soprattutto in un locale posto al piano inferiore? In questo caso sono simboli quindi di un esorcismo? Per la loro stilizzata conformazione, di comune croce latina, non sembrano essere affatto i segni di riconoscimento di qualche remota corporazione. Potrebbero tuttavia celare possibili arcani messaggi. Ed i quesiti quindi si moltiplicano. Tutte domande, queste, che al momento non sembrano trovare risposte capaci di dipanare il mistero: anzi lo rendono ancora più fitto e suggestivo.
FONTI SITOGRAFICHE
www.altavaltrebbia.net/castelli/val-nure/2166-castello-di-spettine.html
www.esplora.piaseinza.com
http://www.comune.bettola.pc.it/
http://www.mondimedievali.net/
http://it.wikipedia.org/
www.treccani.it
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