Una bomboniera mariana legata
fortemente al destino
delle comunità rivierasche, proteggendole dall’impeto
del
Grande fiume. Così, in pochissime battute, si potrebbe sintetizzare
la vicenda che accompagna il piccolo, accogliente santuario della
Beata Vergine di Loreto, meglio conosciuto come chiesa della
“Madonnina del Po”, che impreziosisce e carica di misticismo la
golena del Po, a Polesine Parmense.
Un’oasi
mariana, posta a due passi dall’abitato, da cui è divisa dal solo
argine maestro, e situata anche nelle vicinanze dell’antico palazzo
delle “due torri” (oggi Antica Corte Pallavicina), uno degli
edifici storici più antichi di tutta la zona, il solo rimasto, di
fatto, a testimoniare la presenza del nucleo originario di Polesine
(anticamente denominato Polesine San Vito) in gran parte spazzato via
dalle piene del Po (molti resti del vecchio borgo si trovano ancora
sulla sponda opposta del fiume, mentre altri recuperati ormai molti
anni fa giacciono, pressoché incustoditi, dietro al municipio).
Il santuario in
questione prende origine da una antica e misteriosa immagine della
Madonna, la Beata Vergine di Loreto. Misteriosa perché dipinta dalla
mano di un pittore che, da sempre, è ignoto. Di lui non resta alcuna
firma, non ci sono documenti che attestino, per esempio, qualche
committenza. E’ quindi lecito supporre che possa trattarsi di un ex
Voto (quindi sarebbe la testimonianza di una grazia ricevuta), oppure
di un devoto omaggio che, secoli fa, venne fatto alla Vergine Maria,
protettrice della zona, a salvaguardia da alluvioni e calamità
derivanti dalla vicinanza del fiume. Calamità che, in epoche ormai
remote, Polesine ha ben conosciuto visto che, come si diceva, il
nucleo originario del borgo è stato spazzato via dal Po. Il fiume si
è portato via l’antico castello, diversi edifici e ben due chiese
parrocchiali: una nel XV secolo e una nel 1720. L’attuale,
realizzata in posizione ben diversa rispetto a quella delle
precedenti, è quindi, a conti fatti, almeno la terza chiesa
parrocchiale di Polesine Parmense.
Tornando al
santuario dedicato alla Vergine Lauretana, da secoli l’antica
immagine dipinta a fresco dall’ignoto pittore, oggi conservata al
centro dell’altare maggiore, è da sempre molto venerata dai fedeli
locali. Le sue vicende sono sintetizzate in una lapide collocata
sopra il portale di accesso al sacro edificio. Lapide che evidenzia
che, nell’anno 1826, in seguito allo straripamento del Po, l’effige
della Regina del Cielo fu asportata in blocco dall’edicola (infatti
in origine, secondo quanto riportano i documenti storici, fu dipinta
in una cappellina situata in riva al fiume) e riposta in una casa
vicina.
Ma, sedici anni più tardi, irrompendo nuovamente le acque,
fu trasferita nella casa canonica e, in seguito, definitivamente,
nell’attuale chiesetta che, i fedeli del paese, edificarono e
adornarono nel 1846, su terreno espressamente donato dalla marchesa
Leopoldina Pallavicino. Il sacro edificio fu progettato
dall’architetto Giovanni Ghelfi e decorato internamente dal pittore
Ferdinado Accarini, entrambi locali. Nel 1920 ci fu poi l’aggiunta
dei portichetti laterali.
Per quanto
riguarda l’iscrizione posta in facciata, questa testualmente
recita:
IMAGO VIRGINIS LAURETANAE / IN AEDICULA IDONIAE GENTIS AD
PADUM JAMDIU DEPICTA / QUAM AN. MDCCCXXVI OB FLUMINIS ABLUVIONEM /
LOCI ACCOLAE / DISSECTO CIRCUM PARIETE DOMUNCULA PROXIMA COLLOCARUNT
/ POST ANNOS XVI IRRUMPENTIBUS ITERUM AQUIS / IN AEDEM CURIALAEM
INDEQUE IN NOVUM HOC SACELLUM DELATA EST / QUOD CULTORES COELESTIS
PATRONAE / IN SOLO DATO A LEOPOLDINA PALLAVICINIA MARCH. /
EXAEDIFICANDUM ORNANDUNQUE OBLAVERE AN. MDCCCXXXXVI /.
Internamente
l’edificio, caratterizzato dalla struttura armoniosa voluta
dall’architetto Ghelfi, presenta appunto la venerata immagine
mariana in cui la Beata Vergine è rappresentata assisa in trono, con
in grembo il Bambino, che stringe dolcemente a Sé.
Un’immagine
che, stando a quanto si tramanda localmente, sembra avere davvero
avuto effetti prodigiosi sulla comunità polesinese. Il Po, che da
sempre accompagna le vicende delle popolazioni rivierasche, è
riuscito con le sue acque a raggiungere e ad invadere la chiesa,
negli ultimi decenni, in ben tre occasioni: nel 1951, nel 1994 e nel
2000. Quest’ultima fu la piena di maggiori dimensioni. Come
confermano sia tanti fedeli che tanti anziani e cultori di storia del
paese, in tutte e tre le occasioni, il Po si fermò sempre ai piedi
dell’effige della Vergine. E così, di fatto, limitandosi ad
invadere la sola golena, non allagò né il borgo né tantomeno gli
altri paesi della zona. Casualità? Prodigio? Coincidenza? Miracolo?
Gli interrogativi si mescolano e, come spesso accade, posizionano su
fronti differenti credenti e non credenti, possibilisti e scettici.
Non tocca certo a noi risolvere la questione, trattandosi poi di una
di quelle vicende che probabilmente non potrebbero mai trovare una
risposta in grado, per così dire, di accontentare tutti.
Ci
limitiamo però a evidenziare questo fatto, o meglio questi fatti. In
tre occasioni su tre, nel giro di meno di mezzo secolo, il fiume ha
invaso la chiesa della “Madonnina del Po”, minacciando anche di
allagare il resto del paese (specie nel 2000 quando arrivò a lambire
la sommità dell’argine maestro e il rischio di una inondazione fu
veramente elevatissimo) ed in tutte e tre le occasioni si è fermato
ai piedi dell’immagine mariana. Certamente un mistero, che carica
di fascino e di importanza, questo luogo di pace. E, non a caso, un
detto locale, piuttosto ricorrente quando si parla di questo luogo,
afferma che: “Il Po non bagna i piedi della Madonna”.
Luogo in cui
spicca anche un altro particolare, legato direttamente all’artistico
campanile. Non è infatti difficile notare come questo sia una
riproduzione, in miniatura, del celebre Torrazzo di Cremona che da
qui, in linea d’aria, non dista che un a manciata di chilometri.
Non a caso, localmente, è chiamato “Turasin”. Forse un festoso
richiamo verso le popolazioni rivierasche dell’una e dell’altra
sponda chiamate ad unirsi nella fede a Maria? Un altro affascinante
interrogativo, dunque, per questo piccolo ma speciale luogo dove
intere generazioni di fedeli, da tempo, si susseguono implorando,
dalla Celeste Regina, protezione e grazie.
E da evidenziare
inoltre che la devozione alla Madonna sotto il titolo di “Beata
Vergine di Loreto” trae origine da un fatto prodigioso: infatti,
secondo la tradizione, nel 1291 la casa di Maria a Nazaret fu
trasportata miracolosamente in volo dagli angeli a Schiavonia, in
Dalmazia, su una collina presso la città di Fiume e poi, nel 1294,
nell’attuale località presso un bosco di lauri (Lauretum) dove
sorse poi l’attuale basilica, iniziata nel 1468 sotto la cui cupola
si trova la Santa Casa, meta ogni anno di un gran numero di
pellegrinaggi.
Infine va anche
rimarcato un altro aspetto. La devozione mariana delle popolazioni
rivierasche si è manifestata in tanti luoghi, dell’una e
dell’altra sponda, con la costruzione di chiese, cappelle e
oratori. Solo ad una manciata di chilometri da qui, per esempio, a
Pieveottoville, spicca, anche lei in golena, e a ridosso dell’argine
maestro, la chiesa della “Madonna della Visitazione”, detta anche
Madonnina del Po o Beata Vergine delle Grazie. Anche questa fu
costruita dagli abitanti in onore della Vergine, invocata quale
protettrice del paese dalla costante minaccia delle acque del fiume.
La sua storia prende avvio proprio da un fatto prodigioso avvenuto
nell’anno 1592 quando una precedente cappella, che conservava
un’immagine taumaturga della Madonna, non fu raggiunta dalle acque
del Po che invasero invece il circondario. Un evento, quello, che
ebbe una larghi sima risonanza, richiamando fedeli da numerose
località. E di cui diremo in un prossimo servizio.
FONTI
BIBLIOGRAFICHE
D.Soresina,
“Enciclopedia Diocesana Fidentina. Vol.III Le Parrocchie I Parroci
Le Chiese”, Arte Grafica Fidenza, 1979.
G.Conti, “Il
Grande fiume Po”, Mondadori 2012.
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