28 aprile 2015

COSA ACCADE IN QUELLA CASA? LA PRIMA INDAGINE 2015 DI EMILIA MISTERIOSA


di Paolo Panni




Un’annata, il 2015, che si profila densa di impegni e di attività per il gruppo Emilia Misteriosa. Dopo le due conferenze tenute a Polesine Parmense, che hanno caratterizzato l’avvio del 2015, il nostro gruppo ha svolto la prima attività operativa 2015 all’interno di una casa privata della Bassa Emiliana. Casa di cui non si forniscono, per evidenti motivi di privacy, elementi riguardanti la sua ubicazione né men che meno la sua proprietà (anche per questo non si pubblicano immagini esterne). 

Proprietà che ha espressamente richiesto e chiaramente ottenuto il nostro intervento. L’indagine, anche al fine di far meglio conoscere il gruppo, le attività e la loro piena trasparenza, è stata aperta anche agli “esterni”. Per questo erano presenti alcuni tecnici del gruppo, alcune persone ospiti e ben tre persone sensibili (per intenderci, sensitive). Come sempre l’indagine ha visto sia l’uso delle diverse strumentazioni in dotazione al gruppo che l’ausilio delle sensitive presenti. 

La casa, ubicata in aperta campagna e costruita su due piani più il solaio, risale all’Ottocento ed è sempre stata legata alle attività della campagna. Non si hanno notizie particolari riguardo la sua storia né tantomeno di fatti particolari che potrebbero essere accaduti tra le sue mura. Nel tempo si sono succeduti diversi proprietari e sono stati effettuati lavori di ampliamento e sistemazione. 


La proprietà attuale ha riferito di avvertire, da qualche tempo, strane sensazioni e, soprattutto, un particolare disagio in alcuni degli ambienti interni. Da qui la decisione di provare ad approfondire la cosa.


L’indagine, che ha interessato tutti gli ambienti del vecchio edificio, si è protratta per alcune ore. Dall’analisi delle immagini e delle registrazioni audio effettuate non è emerso nulla di rilevante o di anomalo. Le tre sensitive presenti hanno invece tutte riferito di avvertire sensazioni piuttosto forti, e negative, negli ambienti al piano superiore della casa. 

A tutte loro, prima dell’indagine, non è stato riferito alcunché sulla storia della struttura e, ovviamente, non è stato permesso loro di potersi confrontare prima di aver “analizzato” gli ambienti. Singolare è stato pertanto il fatto che, dopo che ognuna di loro si è mossa singolarmente nelle varie stanze, siano emerse sensazioni a carico dei medesimi ambienti al piano superiore. Un fatto che possiamo quindi definire curioso ed interessante, senza tuttavia sbilanciarsi oltre secondo lo stile di Emilia Misteriosa. Da parte invece dei tecnici e degli “ospiti” presenti non è emerso alcunché. 



Sul luogo, pertanto, si sospende il giudizio, in attesa di ulteriori approfondimenti e indagini che saranno svolte prossimamente.

17 aprile 2015

“PIACENZA MISTERIOSA”, IL NUOVO LIBRO DI PAOLA CERRI, GABRIELE DADATI E BARBARA TAGLIAFERRI ALLA SCOPERTA DELLE PIU’ AFFASCINANTI E INQUIETANTI VICENDE DELLA PROVINCIA EMILIANA


di Paolo Panni



Non può mancare, nelle librerie degli appassionati e degli studiosi del “mistero” il nuovo libro, edito da Officine Gutenberg, “Piacenza Misteriosa – guida ai castelli infestati, alle vicende inspiegabili e agli altri enigmi del territorio”, scritto a sei mani da Paola Cerri, Gabriele Dadati e Barbara Tagliaferri. Duecentodieci pagine alla scoperta di quella che può tranquillamente essere definita una delle zone più misteriose d’Italia per la ricchezza, la quantità e la rilevanza di tante sue storie. 

Emilia Misteriosa sente, innanzitutto, il dovere di ringraziare gli autori per aver ampiamente citato la nostra associazione: non solo nella ricca sitografia ma, addirittura, in premessa ricordando, da subito, un nostro servizio (che, va detto, è ad oggi il più cliccato del portale con oltre 6mila visualizzazioni) dedicato a Piacenza come “provincia più infestata d’Italia”, finito anche, con ampio spazio, sulle colonne della rivista “Mistero”. Inoltre, a pagina 194, un breve capitolo è dedicato alle indagini effettuate nel misterioso castello di Spettine, nel territorio di Bettola. 

Un ringraziamento quindi doveroso agli autori, non solo per l’attenzione dedicata alla nostra attività ma anche, e soprattutto, per l’eccezionale lavoro svolto sull’intera provincia piacentina, alla scoperta dei tanti misteri che la rendono affascinante. Un lavoro “a tappeto”, dalla Bassa alla montagna, dalla città ai più piccoli borghi situati agli estremi confini della provincia, andando a scavare tra vicende note e meno note, approfondendo misteri già ampiamente conosciuti e tirando fuori parecchie “chicche”. Una su tutte, quella della misteriosa piramide, vecchia di almeno 13mila anni, che esiste in Val Chiarone, ignorata (forse) anche dagli stessi abitanti, realizzata “da stirpi liguri – si legge nello stesso volume – usando riferimenti astronomici. In un’era fatta di tribù, sacerdoti, rituali magici, l’astronomia era una delle poche culture scientifiche di cui i realizzatori potevano disporre e non poteva che essere fusa con tutto il resto”. Una “chicca”, davvero interessante, come interessanti sono, capitolo dopo capitolo, le vicende che vengono sviscerate. Un lavoro, va ribadito, decisamente corposo. Ne fa fede la bibliografia e la sitografia finale: ben 9 pagine di fonti a dimostrazione, appunto, del lavoro notevole eseguito dagli autori. Lavoro caratterizzato non solo dalla raccolta di notizie su libri, riviste e siti, ma arricchito ed impreziosito anche da visite dirette nei luoghi trattati e da incontri con persone che, attraverso le loro testimonianze, hanno fornito il loro, ulteriore, contributo. 

Il volume è organizzato per capitoli, partendo da Piacenza per proseguire poi con le diverse valli: Nure, d’Arda, Luretta, Trebbia e Val d’Aveto e Tidone. Più una ventina di pagine finali, l’appendice, alla scoperta di ulteriori enigmi, misteri e vicende, talvolta anche “senza luogo” che riguardano il Piacentino. 

Una full immersion che non è solo una guida preziosa (e già solo per questo aspetto il libro è di valore) ma è, soprattutto, una miniera di storie da leggere, da conoscere. Per avere una visione più ampia, completa, forse inedita dei nostri territori emiliani. Per conoscere nuovi luoghi da visitare. Ed anche una base di partenza per ulteriori lavori. Lo evidenziano gli stessi curatori del libro, in premessa (e lo hanno affermato anche durante una presentazione a San Nicolò alla quale abbiamo partecipato) scrivendo: “Non ci illudiamo che sia un lavoro definitivo, perchè il territorio è davvero vasto e perché nuovi misteri possono sempre emergere”. Parole che possiamo solo condividere, perché il mondo del “mistero” è sempre ricco di storie e di vicende da scoprire, conoscere, esplorare e studiare. Un motivo in più, con “Piacenza Misteriosa” da sfogliare e da inserire in biblioteche e librerie, per proseguire, convinti e con la passione di sempre, a indagare e a ricercare storie meno conosciute, insolite e misteriose che rendono ancora più belli i nostri territori.

Due parole, infine, sugli autori. Paola Cerri è laureata in archeologia; Gabriele Dadati in filologia italiana mentre Barbara Tagliaferri è germanista. Come si legge nella quarta di copertina sono soprattutto “tre amici appassionati del territorio in cui sono nati e cresciuti, e a fare questo libro si sono divertiti un mondo”.

15 aprile 2015

EMILIA MISTERIOSA E LEGENDS INVESTIGATIONS, INSIEME, ALLA ROCCA DI SONCINO





Nell’ambito dell’intensa attività 2015, il gruppo Emilia Misteriosa ha partecipato ad una interessante indagine promossa dal gruppo Legends Investigations alla grandiosa Rocca Sforzesca di Soncino, in provincia di Cremona. 

Presenti gli amici Carlo, Eva e William per il gruppo Legends Investigations e, per Emilia Misteriosa, il fondatore Alessandro Appiani e Paolo Panni. 

Ringraziamo il gruppo Legends Investigations per l’opportunità che ci è stata data, fortemente convinti della validità delle collaborazioni tra gruppi. Se è vero che, e lo scriviamo senza timore di smentita, che spesso e volentieri, i numerosi gruppi che operano in ambito paranormale, sono antagonisti, o concorrenti, dimostrandosi apertamente sfavorevoli alle collaborazioni, noi siamo invece convinti del contrario. 

Riteniamo francamente incomprensibili le rivalità o le “gelosie” fra gruppi che operano, senza fine di lucro per altro, nel medesimo settore. A nostro avviso sono invece fondamentali (e lo abbiamo dimostrato anche in occasione delle indagini ai castelli di Torrechiara, Varano dè Melegari, San Pietro in Cerro e Fontanellato) le collaborazioni tra gruppi, come ulteriore occasione di confronto, conoscenza e miglioramento delle attività d’indagine. 

Per quanto riguarda, nello specifico, l’indagine al castello di Soncino, rimandiamo naturalmente alla pagina del gruppo promotore



7 aprile 2015

PRESAGI, DISGRAZIE PAURE E “MISTERI” NELL’APPENNINO PARMENSE – BERCETO NEL XVI SECOLO. IL DIARIO (1544 – 1557) DI DON GIORGIO FRANCHI


di Giuseppe Beppe Conti





Per comprendere appieno il senso e l'importanza della Cronaca di Don Franchi. è necessario rifarsi alla particolare congiuntura storico-politica nella quale venne a trovarsi in quegli anni il Ducato di Parma e Piacenza, proprio nel periodo in cui l’autore scrive (1544-1557), l'istituzione del Ducato di Parma e Piacenza suscitò l'attenzione di alcuni fra i più noti personaggi politici europei - da Carlo V al Papa al re di Francia.
Il Franchi non ha alcun intento letterario o di critica storica: egli si propone di registrare gli eventi di cui è diretto testimone, quelli di cui gli giunge notizia sia da Parma sia dal resto d'Italia. Per quel che riguarda la vita quotidiana di Berceto, il Franchi sembra essere stimolato a narrare quelle vicende che più esulano dalla normalità e dietro alle quali scorge sempre il disegno ineluttabile della divina provvidenza in un clima ancora palesemente feudale. Egli descrive con più attenzione quei fatti nei quali si sente più profondamente coinvolto o che maggiormente lo impressionano, ma per un approfondito ed esaustivo approfondimento del testo rimandiamo alla bibliografia in calce.
In questo breve scritto voglio evidenziare alcuni passi della Cronaca più “misteriosi” e che, guerra a parte, sicuramente portarono momenti di sgomento e paura alla popolazione contadina del XVI secolo. 
Per una maggiore comprensione riportiamo il testo in italiano corrente, mentre nei saggi che segnaliamo nella bibliografia, viene presentato lo scritto originale di fronte alla traduzione in italiano.




Primo segno di una disgrazia imminente è il canto “strano” di un pulcino:

“Nota come il 13 del predetto mese (luglio 1544), nacque una covata di pulcini ad un certo Vincenzo delle Cannelle da Castellonchio, uno dei quali il 17 del predetto ha cantato tre volte con la voce di gallo: questo è verissimo perché lo so per certo, essendo io attualmente suo parroco.

Tuttora nella tradizione popolare di gran parte d’Italia è diffusa la credenza che la gallina o il pulcino che canta come un gallo sia segnale di malaugurio.
Dopo l’anomalo canto è la volta di una cometa simile ad una fiaccola infuocata:

“Il 9 del predetto mese (agosto 1544), un animale tutto infuocato a forma di biscia è apparso nel cielo di Castellonchio, nell’ora dell’Ave Maria, sopra le case; e la gente che lo vedeva diceva che era la bissa bova; fatto sta che il 14 sono morte di peste due vacche a due poveri contadini.

Pochi giorni dopo:

“Il 17 del predetto mese è apparsa sopra il monte Barigazzo una cometa a forma di fiaccola infuocata, che si vedeva ogni sera circa alla stessa ora; e ha continuato ad apparire per 15 giorni e stava ferma due o tre ore che tutti la vedevano.

Le comete ed altri segni erano ritenuti presagi premonitori anche di carestie, pestilenze, segni della collera divina, infatti il parroco sempre nell’agosto del 1544 annota che

”…..quest’anno in tutto il parmense e massimamente in montagna si è raccolto poco più di quello che si era seminato e per metà e stato loglio; e non ci sono stati frutti di nessuna specie e una pestilenza ha colpito il bestiame lungo la valle del Parma, cioè da Langhirano sino a Corniglio, e da Fornovo sino alla montagna in direzione di Felino, tanto che si è calcolato che all’inzio di luglio sino all’inizio di agosto sia morto bestiame per l’ammontare di mille libre; e continuavano a morire buoi, maiali, capre, pecore, galline, oche e pavoni, per cui tutti erano spaventati.

Un altro presagio infausto sarà ravvisato nell’animale mostruoso a forma di biscia:

“Il 22 di agosto al Riolo in un canapaio è stata trovata dal barbiere maestro Giovan Francesco Gabbi una biscia così grossa che nessuno la voleva affrontare ne con sassi ne con bastoni. Ma un certo Broccardo Pizzi ci andò con un archibugio e l’ammazzò e la portò in piazza; e è stata misurata: era lunga due braccia e grossa tre quarti (1 metro e venti di lunghezza e 45 cm. di circonferenza; un vero mostro!!), tanto che con entrambe le mani non la si poteva avvincere. Aveva la testa come un cane segugio.

Questi presagi portano a rivolgimenti che avrebbero scosso in poco tempo il Ducato: la “Guerra di Parma”; ed anche durante il conflitto la cronaca del Franchi ci lascia intendere che succedono cose che non promettono nulla di buono:

“Nota che il 30 luglio (1551), Antonio Pezzoli e suo fratello Pietro, che avevano delle mietitrici sul Groppo delle campane, a mezzogiorno videro uscire, loro e le mietitrici e anche Moderanno Bellerzi vecchio abitante di Groppo, delle percore bianche che andavano e venivano sul Groppo e talvolta sembrava che ci fossero degli uomini in mezzo. Andavano per la stoppia poi alla fine, viste da tutte le suddette persone, spiccarono il volo sotto forma di cavalli, di pecore grosse e piccole, di cani e di altre specie di animali. Questo l’ho scritto perché ho parlato di persona con tutta quella gente che le ha viste con i suoi occhi.

Il 19 agosto un altro stranissimo avvenimento sconvolse alcune frazioni del territoro:

“…………Lo stesso giorno sopra il bosco di Bergotto, a partire dalla sommità di Forcella sino a tutto il territorio che si poteva vedere giù sotto Roccabrebalza, passò una così gran moltitudine di certi insetti più grossi di quanto non siano i moscerini, con le ali da farfalloni, che non si distingueva la selva dai boschi di Bergotto e per tutto il tratto di cielo che attraversavano non si vedeva ne luce ne sole. Lo stesso capitava sopra i Fornelli dove quegli insetti andavano verso il monte di Gravagna, lungo la Baganza, a partire dalle capanne di San Genesio, a venire per il pendio verso Berceto e proseguendo per quel pendio sino a Calestano e dovunque passavano non si vedevano più ne cielo ne alberi. Questo l’hanno visto duecento persone e anch’io l’ho visto con i miei occhi.

Gli anni particolarmente critici in cui il Franchi mette più in vista, dal punto di vista dei presagi e degli avvenimenti inspiegabili, sono quelli immediatamente precedenti il 1547 e quello tremendo della guerra di Parma, il 1551. Sembrano questi i periodi di maggior incertezza esistenziale, economica; ed in queste occasioni di rischio e di pericolo si accentuano le pratiche e gli atteggiamenti superstiziosi collettivi.




Leggendo la cronaca un altro forte timore della popolazione era quella di incontrare i lupi; infatti si ha l’impressione che essi costituissero un serio pericolo per coloro che risiedevano in casolari lontani o si recavano ai monti indifesi. Le notizie che arrivarono a Berceto spaventano certamente gli abitanti:

“……..In detto mese (febbraio 1547), un lupo prese una bambina a Ronco Longo e pur con la forza del padre e di due servitori, del Capitano della Piazza di Parma che si trovavano li, fecero fatica a strappargliela viva; gli fecero tre ferite”.

“Il giorno primo di maggio (1547) un lupo andò a Piantonia e nonostante la forza di quegli uomini strappò un bambino da sopra una scala e gli levò la camicia senza romperla per niente, poi dilaniò detto bambino tanto che gli poterono prendere solamente le braccia”.

Sempre il primo maggio 1547 “….venne un certo Lario Saccò da Piantonia il quale disse come cosa certa che il 27 di aprile un lupo aveva dilaniato un giovane di 18 anni e un bambino di nove anni li a Piantonia, e un altro bambino a Piazza sopra Sivizzano.”

Sembrava proprio che i lupi, soprattutto nella zona tra Terenzo, Bardone, Sivizzano e Piantonia avesssero campo libero con la possibiltà di assaltare chi volevano e quando volevano. Ma tre mesi dopo il lupo di Sivizzano viene ucciso.

“ Il giorno 14 del predetto (giugno 1547), il lupo assalì una giovane a Sivizzano, la quale andava a portare il desinare a un suo fratello e avendo un segureto in mano si difese fino a che le venne soccorso; fu suonata la campana da tutti i circostanti paesi tanto che il lupo si immacchiò; fu visto da un archibugiere che lo colpì in un orecchio e gli spezzò quasi tutta la testa, poi gli andò addosso con la cassa dell’archibugio e lo finì di ammazzare, poi portò la testa a Parma e gli fu data una mancia di 10 scudi e tutti i comuni circostanti gli donarono uno scudo ciascuno.”



BIBLIOGRAFIA:


Franchi G. – Poveri homini. Cronaca parmense del XVI secolo. 1543/1557. Presentazione di Luigi Malerba. Testo originale e traduzione a cura di Giuseppe Bertozzi. Studio introduttivo di Franco Grisenti. – Roma – Cooperativa scrittori – 1976. 

Franchi G. – Nove. Diario di un paese dell’Appennino (1544/1557). Edizione a cura di Giovanni Petrolini – Parma – La Pilotta – 1980. 

Micheli G. – Cronache montanare. Il diarium de Bercetum di don Gioirgio Franchi – Parma – Zerbini – 1905.