di Paolo Panni
Nella campagna alle porte di Parma, “perdendosi” tra strade secondarie e campi coltivati non è difficile imbattersi nel poderoso torrione che svetta in località Vicomero. Una struttura di notevoli dimensioni, oggi adibita ad azienda agricola, che di misterioso ha innanzitutto la sua storia. Ben poco, infatti, si conosce del suo passato e diverse sono le posizioni che contrappongono storici e studiosi. Emilia Misteriosa, attraverso chi scrive questo articolo, ha avuto la possibilità di visitare il luogo, che ci è stato gentilmente aperto dalla proprietà. Secondo gli studi compiuti da diversi storici sembra sia appartenuto alla nobile famiglia dei conti Valeri. Cosa, questa, accreditata anche dal fatto che la struttura richiama, in maniera chiara, ai non lontani torrioni di Beneceto e Baganzola, appartenuti a loro volta al medesimo Casato di origini genovesi e comparso per la prima volta sulla “scena” parmigiana fra il Trecento e il Quattrocento. Fra i primi a “studiare” il luogo, di origine probabilmente cinquecentesca, vi fu don Enrico Dall’Olio che ne parlò anche nei “suoi” Itinerari Turistici. Ma quale era, in origine, la funzione di questo edificio? Secondo diversi studiosi si trattava di un ritrovo per battute di caccia. Una ipotesi sulla quale, tuttavia, ci si sente di dissentire e di avvalorare la teoria di coloro che parlano invece di funzione difensiva. Teoria, questa, che trova conferma, soprattutto, nella presenza di balestriere accecate: elementi che in passato avevano proprio una importante funzione difensiva.
L’attuale proprietà ha, da sempre, a cuore il mantenimento e la tutela di questa importante testimonianza storica. Uno dei proprietari, ultraottantenne, guidando chi scrive agli ambienti interni ha riferito di una remota funzione religiosa di questo luogo. Sembra cioè che, per un periodo, possa aver ospitato monaci: ma su questo aspetto non si trovano, per ora, conferme storiche. Di certo il luogo era di notevoli dimensioni come si può osservare anche spostandosi nel moderno fienile situato a fianco del torrione. Infatti il fienile è in parte realizzato su remoti elementi strutturali, probabilmente appartenenti alla precedente struttura che componeva, insieme al torrione, il “castellazzo”.
Lo stesso proprietario ha inoltre riferito di sotterranei che avrebbero condotto, probabilmente, ad altre strutture circostanti e di un pozzo dei tagli di cui si è sempre parlato. Quello relativa alla presenza di “pozzi dei tagli” è un elemento che molto spesso si ripete in numerosi castelli, rocche ed edifici medioevali. Diversi storici da noi interpellati hanno smentito l’uso di questa pratica, ascrivendola al mondo della cosiddetta fantasia popolare. Tuttavia, nel caso specifico del “Castellazzo” di Vicomero, questo particolare si tramanda da svariati decenni e lo stesso proprietario, nel corso di alcuni lavori attorno all’area dove si troverebbe il terribile pozzo, ha ritrovato una vecchia lama che tuttora custodisce gelosamente e che potrebbe in qualche modo avvalorare la teoria relativa a questi pozzi.
In merito a fatti di carattere paranormale non è stato possibile far emergere vicende particolari. Da sempre, stando sempre a quanto riferito dal proprietario, si dice tuttavia che tra le antiche mura del torrione “ci si sente” (terminologia popolare che viene utilizzata quando si parla di luoghi in cui si udirebbero voci e suoni non spiegabili): quasi a voler tramandare la memoria perduta di un luogo ricco di fascino, e di mistero.
FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE
G.Finadri “Castelli sconosciuti del Parmense”, Stamperia scrl, 2012
G.Capacchi “Castelli Parmigiani”, Silva Editore, 1997