di Paolo Panni
Al confine tra le province di Parma e Piacenza, a due passi dalla storica Via Emilia, un luogo ricco di fascino e di storia, di laboriosità e di saperi, senza farsi mancare misteri e leggende che lo rendono ancora più suggestivo. Se Emilia Misteriosa ha potuto accedervi, “scavando” nel passato, è stato grazie alla disponibilità del suo proprietario, Stefano Agazzi, imprenditore innamorato del suo lavoro e della sua dimora. Una dimora imponente e austera, antica e capace di richiamare, con le sue torri, lo sguardo anche del passante più distratto che si trova a percorrere la via Emilia, nel tratto compreso tra Fidenza e Alseno.
Il luogo in questione è Villa Oppi, per diversi anni residenza estiva, privata, di Maria Luigia d’Austria, Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. Ci sembra significativo pubblicare questo servizio, su un luogo ancora oggi ai più poco conosciuto, così legato alla “Duchessa più amata dai parmigiani” (come viene spesso definita) proprio in occasione del secondo centenario del suo arrivo nelle nostre terre.
Ma Villa Oppi, va detto subito, immerge le sua radici ad epoche molto più remote. Può infatti essere considerata uno dei più antichi “autogrill” d’Italia, se non addirittura il più antico. Come ricordato infatti dal proprietario, Stefano Agazzi, il luogo ha iniziato la sua attività in epoca romana (cosa confermata anche dal ritrovamento di oggetti e monete romane nei campi circostanti). Per la sua posizione strategica, posta a ridosso della Via Emilia, ha infatti iniziato la sua attività come Posta Romana, destinata ad ospitare i capi ed i comandanti delle legioni romane che transitavano lungo la via Emilia, diretti verso le località che, chiaramente, facevano parte dell’impero romano. Ad alcune decine o centinaia di metri di distanza si trovava l’accampamento (dove riposavano i componenti delle legioni, per lo più schiavi, mercenari e poveri).
Contrariamente a quanto accade per molte ville, rocche e castelli che, ancora oggi, portano i nomi delle famiglie nobili che li hanno abitati, questa dimora non ricorda, col suo nome, alcuna famiglia, ed è questa una delle prime curiosità. Gli Oppi, quindi, non erano un Casato aristocratico ma, molto più semplicemente, questa denominazione deriva dalla grande quantità di alberi (Acero Oppio) che si potevano notare, in passato, passando di fronte all’azienda, alberi che storicamente venivano coltivati proprio come sostegno dei tralci di vite (ai tempi non si usavano ne pali ne fili di metallo, ma solo alberi capitozzati e deformato all’uopo). In questo modo i grappoli si formavano ad altezze di 4 o 5 metri, e in questo modo soffrivano meno gli effetti dell’umidità.
Ecco dunque che la villa reca il nome degli alberi che venivano utilizzati per la coltivazione della vite. Il vino, privo di solfiti, non aveva una lunga durata; da qui il motto “Vinum Novum, Amicus Novus” e uno dei principali prodotti era il “Pallido” dato da una mescolanza tra vitigni bianchi e rossi.
Il servizio di posta pubblica, come ricorda anche l’attuale proprietario, continuò sino ad inizio 1800, con Maria Luigia d’Austria (seconda moglie di Napoleone Bonaparte), allora duchessa di Parma e Piacenza, che vi si fermò più volte, a ristorarsi, durante le trasferte da Parma a Piacenza, e viceversa. Il luogo le piacque particolarmente e, anche a fronte della posizione “strategica”, di fatto a metà strada tra le due città emiliane, decise di farne una residenza estiva privata. Fu molto amata, Maria Luigia d’Austria, anche in questa “fetta” di terra al confine tra il Parmense e il Piacentino, grazie soprattutto alla sua generosità.
Fu in modo particolare con la riforma agraria, tanto semplice quanto efficace, che riuscì ad avere il popolo dalla sua parte. Giusto sotto la dominazione Francese prima e Austriaca poi si introdussero nuove varietà di viti provenienti dalla Francia, e nel 1820, il primo taglio “Bordolese” Italiano fu proprio realizzato a Villa Oppi. In seguito alla morte di Maria Luigia, la villa ebbe un periodo di decadimento per poi essere acquistata, nel 1920, da un milanese che fece intervenire l’architetto Guido Tirelli (uno dei migliori d’Europa all’epoca) per effettuare importanti lavori di ristrutturazione e, soprattutto, per provvedere alla realizzazione delle due torri (una delle quali raggiunge i 38 metri di altezza) che, anche attualmente, rappresentano uno degli elementi chiaramente più evidenti del monumentale complesso.
Nel 1954, il Castello degli Oppi (come veniva ormai definito anche e soprattutto per la presenza delle torri) fu preso in affitto da Franco e Giuseppe Agazzi, che lo acquistarono nel 1972. Per diversi decenni l’attività è stata quella di una normale azienda seminativo-irrigua; ma coltivando non è stato difficile, per gli Agazzi, ritrovare i resti delle antiche viti che erano state in larga parte estirpate subito dopo la seconda guerra mondiale per favorire le zone Doc di collina
La viti rappresentano la storia ultracentenaria, il simbolo di questa tenuta. Dalla riscoperta della vera natura di questa azienda è stato creato un pool di aziende Vitivinicole che producono per Villa Oppi solo vini di alto pregio e con una variabilità di tipologie unica ed assolutamente di altro pregio. Sono quindici, in tutto, le aziende coinvolte, dalle Alpi alla Sicilia, che oggi si ritrovano sotto il marchio “Villa Oppi” con una linea di prodotti di alto livello. Il 99 per cento di ciò che viene prodotto è esportato in 34 Paesi del mondo, in particolare in Asia, Sud America, Usa, Canada e Nord Europa. Di spicco le etichette di metallo riciclato (rame e alluminio), Si realizzano inoltre due linee di prodotti denominati “Sangue di Miura” e “Palazzo del Vignola”, due marchi dedicati al vino di Tonino Lamborghini (figlio di Ferruccio, fondatore dell’omonima e celebre casa automobilistica). I due marchi sono stati inventati proprio da Ferruccio Lamborghini ed oggi le etichette sono realizzate nientemeno che in ceramica, il tutto lavorato a mano.
“La nostra azienda – spiega Stefano Agazzi, presidente e Wine expert dinamico di Villa Oppi - è sempre stata orientata a produzioni limitate ma di alto livello organolettico; grazie alla selezione dei grappoli uno ad uno la qualità espressa in ogni bottiglia è di alto pregio. La cura e l’attenzione per la produzione deriva da un lungo processo controllato dall’inizio alla fine, partendo dalla vite, continuando in cantina, passando per l’invecchiamento in barrique di media tostatura sino all’imbottigliamento. Per assicurare l’alta concentrazione di zuccheri, profumi e sapori, 2 mesi prima della raccolta rimuoviamo circa il 50% dei grappoli. Fertilizzanti e pesticidi sono ridotti al minimo seguendo le normative di legge”. Con il marchio Lamborghini è nata una collaborazione con la sua divisione di prodotti alimentari quale appunto l’Officina gastronomica e quindi, la creazione di prodotti in esclusiva, unici e particolari che rappresentano l’eccellenza l’italiana, come per esempio un Brachetto secco che abbiamo soltanto noi in Italia. “La linea Tonino Lamborghini – spiega Stefano Agazzi - comprende i vini a marchio “Sangue di Miura” e “Palazzo del Vignola” by Tonino Lamborghini con un etichetta importante, studiata dall’ufficio design di Lamborghini e realizzata da un azienda di ceramiche artistiche. “Sangue di Miura” ha un storia intrecciata alla passione e alla dedizione: Ferruccio Lamborghini, quando si ritirò dagli affari comperò un azienda vitivinicola a Perugia ,oggi gestita dalla figlia e volle dedicare il primo vino alla sua macchina preferita la storica Miura. Tonino ha voluto fare un omaggio al padre, riprendendo la tradizione e proponendo “Sangue di Miura”per una delle due linee. La linea “Palazzo del Vignola”, è legata al gioiello architettonico del ‘500 che si trova a Funo di Argelato, in provincia di Bologna, dimora storica dove ancora oggi ci sono alcuni uffici della Tonino Lamborghini Spa”.
Secoli di storia, dunque, in questo “angolo” d’Emilia. Storia legata al vino, alla terra e, appunto, alla presenza di Maria Luigia d’Austria. Ed una delle leggende che riguardano il posto coinvolge nientemeno che la celebre Duchessa. Si dice infatti che, tra le sale e gli ambienti della villa, ancora oggi aleggi il suo spirito e che in certe notti si oda chiaramente suonare un vecchio pianoforte appartenuto, sembra, alla stessa Maria Luigia, che ancora oggi si conserva all’interno del palazzo. Il diretto interessato, Stefano Agazzi, non fatica ad ammettere, molto serenamente, di non aver mai notato né udito nulla di anomalo.
Tuttavia la leggenda resta ed è alimentata da ciò che si tramandano i più anziani che vivono nei dintorni. Un’altra leggenda, più “folcloristica” riguarda invece il pozzo che si conserva nel cortile interno. Si dice infatti che, in passato, per la notte di San Giovanni, vi scaturisse non acqua ma vino. Una leggenda che, tuttavia, sembra più che mai appartenere, come già anticipato, al mondo del folclore locale.
Alcuni storici della zona sostengono inoltre che fra le mura di questo palazzo sia nato papa Gregorio V: una teoria che necessità tuttavia di approfondimenti e che oggi non trova alcuna conferma ufficiale. Per le fonti storiche ufficiali, infatti, il primo pontefice di origine germanica della storia di Roma, figlio del conte Ottone di Worms, nacque in Carinzia e fu eletto papa a soli 23 anni, per poi essere espulso durante una rivolta che portò quindi al soglio pontificio papa Filagato, fino ad allora vescovo di Piacenza.
Oggi Emilia Misteriosa, oltre a presentarvi la storia e le leggende, in gran parte sconosciute, e ricche di fascino di questa villa, è in grado anche di mostrarvi le immagini, sia degli esterni che quelle inedite degli interni. Per questo si deve ringraziare il proprietario Stefano Agazzi che, con grande disponibilità e cortesia, ha concesso tutto questo.
FONTI SITOGRAFICHE
SI RINGRAZIA IL SIGNOR STEFANO AGAZZI PER AVERCI APERTO LE PORTE DELLA SUA PROPRIETA’ E PER TUTTE LE NOTIZIE FORNITE. SENZA LA SUA FONDAMENTALE COLLABORAZIONE QUESTO SERVIZIO NON SAREBBE MAI STATO REALIZZATO.
PER L’USO DELLE FOTO E’ NECESSARIO CONTATTARE L’AUTORE PAOLO PANNI E L’ASSOCIAZIONE EMILIA MISTERIOSA
Articolo completissimo su di un luogo del quale si conosce poco!
RispondiEliminaAdriano Arganini