Roberto Mancuso
Dedicata alle donne
Matilde di Canossa che volle dir messa a Pieve di Sasso
(Neviano degli Arduini)
Narrano antiche cronache che un bel giorno alla grancontessa Matilde di Canossa venne voglia di dir messa come fanno i preti. E perchè mai una donna non dovrebbe farlo si chiedeva la gran dama.
Ma quelli erano i tempi delle crociate, certi sghiribizzi alle donne non eran permessi,mica si ragionava come noi moderni che ‘ste differenze non le notiamo nemmeno. Ma allora andava così , non per niente quei tempi li chiamano anni bui,e in quel buio medioevale, nemmeno alla signora Matilde ,che tanto faceva per la Chiesa , si poteva permettere di celebrar l’eucarestia, che pareva brutto e blasfemo. Il vescovo di Parma era molto preoccupato per il desiderio della contessa. Ma come si fa ad impedire qualcosa alla Matilde, pensava il vescovo, la signora quando si impunta è proprio “de coccio” e se poi si offende? In fin dei conti è l’amica più preziosa che ha la Chiesa in Europa. Tanto ricca e potente non si è piegata nemmeno davanti all'imperatore Enrico che non ha voluto far entrare nel suo castello ,se non dopo averlo lasciato tre giorni in ginocchio nella neve e a capo chino.Certo che con quel caratterino,se la signora si offendesse anche con noi …non vorrei che poi a Canossa ci dovesse andare anche il papa. Questi dunque erano i pensieri del vescovo, impedire ad una donna di far cose da uomo ,ma senza offenderla ,perché quella signora non era donna comune ed era più utile,intelligente e cocciuta di tanti uomini e bisognava tenerla buona. Pensa che ti ripensa al vescovo venne finalmente un idea geniale. Organizzò un incontro e quando fu al cospetto di Matilde le disse :mia gran signora …per quella sua richiesta ,sa non si potrebbe ,ma con tanta fatica sono riuscito ad ottenere una dispensa,solo per lei che e’ dama pia e caritatevole ,ci sarebbe però una condizione da rispettare;potrà celebrare la santa messa ,ma prima dovrà costruire cento chiese ! Matilde rimase di stucco per un attimo, ma subito si riprese, e ringraziando con un leggero inchino si allontanò frettolosamente dicendo che le servivano muratori e scalpellini. Al vescovo, rimasto solo, sfuggì un sorriso pensando: e quanto ti ci vuole per costruire cento chiese ? cento anni? Perfetto, vuol dire che saranno problemi dei posteri, io la mia missione l’ho compiuta! E si allontanò soddisfatto. Evidentemente il prelato aveva dimenticato il famoso carattere di Matilde, mica era una che si faceva spaventare da un centinaio di chiesette. Pietra su pietra, altare dopo altare le tirò su proprio tutte,con campanili e sagrestie. La centesima fu la pieve di Sasso. Qui Matilde volle celebrare la sua prima funzione,e nessuno ora l’avrebbe potuto impedire. Decise che l’occasione giusta per officiare sarebbe stata la notte di Natale. Arrivato il momento Matilde indossò i paramenti e si avviò verso l’altare ,tra due ali di folla ammutolita tra cui spuntava il volto livido del papa. Quando fu prossima al sacro calice fece per innalzarlo ,ma dovette ritrarre immediatamente le mani ,perché dal calice schizzò fuori una grossa serpe. Tutti pensarono che quel fatto fosse volere di Dio, che evidentemente non gradiva vedere una donna dir la messa, cosi Matilde si tolse i paramenti sacri e si limitò a far solo la contessa.
Questa è la leggenda della pieve di Sasso.
L’antica chiesa non è molto distante da Neviano degli Arduini ed è stata per secoli un luogo di sosta per i pellegrini diretti al Passo del Lagastrello,importante via di collegamento con la Toscana
La pieve è citata per la prima volta in un documento del 1004, quando Matilde non era ancora nata, ma probabilmente l’edificio originario era situato un pochino più a valle. Nel 1082 fu ricostruito nella posizione attuale, Matilde all’epoca aveva circa quarant’anni, e la tradizione le attribuisce la riedificazione. La pieve divenne in anni successivi un centro molto importante da cui dipendevano ben tredici cappelle e relativi villaggi. Di quel periodo rimane un edificio affascinante, restaurato negli anni ‘50, un panorama spettacolare e questa leggenda che ho provato a raccontare.
Ne esistono versioni che si differenziano in alcuni passaggi,ma la trama e sempre identica : Matilde vuol diventare sacerdote, per scoraggiarla il permesso le viene accordato a patto che costruisca cento chiese. Lei riesce, incredibilmente, a soddisfare la richiesta ,ma deve rinunciare al suo sogno all’ultimo momento ,perché un serpente esce dal calice dell’eucarestia. Mi piace pensare che Matilde ,che di cose appannaggio dei maschi ne fece davvero tante, abbia provato sul serio a dir messa e che qualche chierico abbia infilato veramente un serpente nel calice sperando di dissuaderla. In questo racconto sembra comunque evidente un ricordo vivo del carattere di Matilde di Canossa,la sua forza di volontà e la stretta alleanza con il papato. Fu straordinaria per capacità e intelligenza e seppe dimostrare anche in secoli bui e maschilisti che le donne non devono mai temere alcun confronto in nessun ambito e meritano sempre considerazione e rispetto. Senza Matilde di Canossa la storia d’Europa sarebbe andata sicuramente in altro modo, forse non ci sarebbero state nemmeno le crociate, e noi tutti vivremmo in una società diversa. Migliore o peggiore non lo sapremo mai,ma questo nostro mondo l’ha costruito anche Matilde e tante altre donne meno famose di lei ma altrettanto determinanti. La leggenda sembra volerci anche ricordare che in alcuni momenti sembrò superare il clero nel gestire e difendere gli interessi della Chiesa, attingendo alle proprie ricchezze materiali e alle sue capacità politiche e militari. Meritava d’indossare davvero gli abiti sacerdotali per il suo impegno, ma non avrebbe mai potuto farlo perché in quella Chiesa tanto amata si nascondevano serpi pronte a saltarle addosso pur di farla stare al suo posto. Certo era un posto privilegiato,ma nemmeno quello era un incarico per donne,non le era stato regalato, ma lo aveva conquistato con determinazione e volontà. Destinata a diventare semplicemente la moglie di un potente seppe trasformarsi lei stessa in donna di potere,senza mariti o uomini a cui render conto. Se intravide serpenti in tonaca si limitò a scansarli . In questi nostri tempi, che non dovrebbero esser bui, tanti serpenti,di ogni etnia, ceto e razza, sono pronti ad aggredire donne immensamente superiori a loro. Troppi gli uomini capaci solo di spezzar i sogni di chi hanno accanto o diminuirne i meriti. L’esempio di Matilde e di milioni di altre donne non riescono a fermare nemmeno ai nostri giorni femminicidi,violenze, stupri e oppressioni.
Non sono più leggende medioevali ma eterna vergogna.
Bibliografia e sitografia:
Leggende di terra parmense –Ariozzi
Matilde di Canossa-Tondelli
Matilde di Canossa-Santini
wikipedia-chiesa di Santa Maria Assunta