di Paolo Panni
Uno sparuto gruppo di umili case, sulla sommità dei colli che delimitano i confini tra Val d’Ongina e Val d’Arda. Un tempo abitato da gente laboriosa, che non conosceva soste o fatiche; oggi immerso in un silenzio quasi surreale, segnato profondamente dalle tragedie di cui, in passato, è stato teatro. E’ sufficiente, nei centri dei dintorni, incontrare i più anziani, chiedendo loro notizie circa vicende storiche legate al piccolo agglomerato di case, per sentirsi rispondere “lì sono successe molte disgrazie”. Parole più che sufficienti per destare la curiosità e la voglia di saperne di più, specie in chi vuole approfondire e conoscere misteri, enigmi e vicende meno note di un territorio.
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Si può tranquillamente affermare che, per le sue modestissime dimensioni, il borgo è stato, nel tempo, al centro di una serie di tragici fatti, tutt’altro che invidiabili. Un record, di quelli che nessuno certamente vorrebbe eguagliare. Diverse morti tragiche hanno segnato la storia del piccolo centro collinare, oggi in completo stato di abbandono e di fatiscenza, vivo nelle memorie di chi vive nei dintorni proprio per i fatti funesti di cui è stato, suo malgrado, teatro.
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Un episodio tragico, passato naturalmente alla storia, ma non l’ultimo, purtroppo, per la sparuta comunità di Marazzini. Infatti, negli stessi anni, un’altra giovane di 23 anni morì, stavolta suicida, fra le mura della sua casa. Ignote le cause di una decisione tanto tragica ed estrema, ma certamente per arrivare ad un simile gesto non poteva che essere andata incontro a sofferenze personali, probabilmente molto intime.
Ma non è finita, perché qualche anno più tardi, un’altra disgrazia, molto pesante, sconvolse la piccola località alle porte di Vernasca. Infatti, un bimbo di appena due anni (per altro legato da vincoli di parentela a Lidia Gandolfi), durante quella che doveva essere una giornata spensierata e divertente, precipitò improvvisamente in fondo a un pozzo, e per lui non ci fu nulla da fare. Un drammatico incidente di cui ancora oggi si parla, nella zona. Un fatto doloroso rimasto indelebilmente fissato, purtroppo, nella storia del piccolo borgo collinare.
Borgo, per il quale, dopo le morti violente delle due ragazze non è arrivata alcuna pace e il desiderio di vita tranquilla dei suoi abitanti è stato sconvolto da questo nuovo fatto tragico.
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Villaggio che oggi è un borgo fantasma; con le case ridotte ormai a ruderi, dove i suoni sono quelli del vento che fischia tra le fronde degli alberi e i muri cadenti, e di alcune vecchie lamiere che “stridono” incontrandosi. A “vegliare” su Marazzini sono rimaste alcune statue mariane, lasciate lì proprio dalla sua ultima abitante: una donna animata da una profonda fede che ha in qualche modo messo il borgo tra le mani di Maria, conferendogli un’aurea di misticismo, di soprannaturale e di suggestivo.
Un altro di quei luoghi dove è il silenzio stesso a farsi mistero; dove l’incredibile serie di fatti tragici che lo hanno sconvolto hanno il sapore di un grande enigma. L’enigma del villaggio che, a quanto pare, non deve essere abitato. Come in un sortilegio. Dove chi prova a viverlo pare destinato a non avere pace.
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Ad aumentare i misteri e gli enigmi di Marazzini ci sono poi alcune testimonianze di persone, della zona e non, che hanno visitato il luogo, anche di recente, riferendo di aver osservato strane ombre aggirarsi tra la boscaglia e i ruderi e di aver udito lamenti e pianti provenire dai vecchi muri e dall’area in cui si trova il pozzo. Ancora una volta, anche nel rispetto delle testimonianze ricevute, non ci si sbilancia e non si spendono giudizi riguardanti la veridicità dei fatti che vengono indicati. Pur nella piena consapevolezza del fatto che, in questi casi, influiscono molto le emozioni e le suggestioni che ogni persona può avere, si può affermare che quella di Marazzini è una vicenda storica intrisa di arcani e misteri.
FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE
http://www.resistenzapiacenza.it/
Bollettino Storico Piacentino – Raassegna semestrale di storia, lettere e arte fondata da Stefano Fermi – luglio/dicembre 2003- Casi di Guerra di Angelo Cerizza
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